Continua lo scontro tra l’Ordine dei medici di Bologna e i camici bianchi dell’Ausl. Altri 3 medici sospesi per aver autorizzato la riforma del 118, con infermieri soli sulle ambulanze. Dalla politica solidarietà ai medici sanzionati. Melega: “Credo che sia solo una difesa corporativa. Piena adesione alle procedure accusate dall’ordine”.
Altri tre medici sospesi per sei mesi dall’ordine di Bologna. Arriva quindi a sette il numero di medici dell’Ausl soggetti durissime sanzioni disciplinari, tutti con la stessa accusa: quella di aver “tradito” la propria etica professionale approvando dei protocolli che prevedono la presenza di infermieri da soli a bordo delle ambulanze. Tra i medici coinvolti spiccano i nomi di Giovanni Gordini, direttore del dipartimento emergenza, Cosimo Picoco, responsabile del 118 e Nicola Binetti, direttore del pronto soccorso.
Intanto il caso è già arrivato in Parlamento, e non tardano ad arrivare i primi commenti. Il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, ha di recente difeso i protocolli dell’Emilia-Romagna, e la parlamentare bolognese Donata Lenzi ha definito l’Ordine di Bologna come “il più conservatore d’Italia”.
“Si tratta di uno scontro istituzionale molto grave – commenta Corrado Melega, ostetrico e consigliere comunale a Bologna – ma il vero problema è che vengono comminate delle sanzioni gravissime senza che ci sia ragione di farlo. Senza considerare che è impossibile pensare che professionisti di questo livello possano smettere di lavorare per dei mesi: si bloccano i servizi“. Secondo Melega, inoltre, è anche difficile pensare che i medici sanzionati abbiano messo in pericolo la vita della gente, facendo lavorare persone che non sono in grado di eseguire le mansioni assegnate. Si tratta di infermieri esperti e capaci, che stanno svolgendo compiti che sono comuni a molte aziende e a molti servizi anche all’estero.
Il sistema adottato dal 118 dell’Emilia-Romagna prevede che per soccorsi di tipologia “intermedia”, oltre all’autista, sia previsto nell’equipaggio dell’ambulanza un infermiere. Una procedura simile a quella che, secondo gli esperti del settore, viene applicata in molte altre regioni d’Italia.
“Non mi pare – sottolinea Melega – che si siano verificati problemi negli anni in cui questa procedura è stata applicata. Quindi non solo voglio esprimere solidarietà verso i professionisti e gli amici in questo modo puniti, ma anche un’adesione a questa gestione assolutamente condivisibile“.
Di tutt’altro avviso Giancarlo Pizza, presidente dell’Ordine dei medici di Bologna, e la commissione che ad oggi ha giudicato colpevoli i sette professionisti. Secondo loro si tratterebbe di una grave violazione deontologica. “Si tratta di istigazione all’esercizio abusivo della professione. Noi ci occupiamo della sicurezza dei cittadini e l’atto medico non è delegabile” ha commentato Pizza dopo i primi provvedimenti disciplinari.
“In questi anni – replica Melega ai nostri microfoni – la salute dei cittadini è stata ben preservata dai servizi di emergenza/urgenza e da un sistema di lavoro che è diffuso in molte regioni e in molte nazioni. Io credo che questa sia solo una difesa corporativa. Mi rendo conto che ci sono dei medici disoccupati e che cercano lavoro, ma questo non è il modo di sistemare le cose. Bisognerà ripensare ai ruoli nell’esercizio della medicina in modo da non creare conflitti, bensì sinergie”.
Anna Uras