Nasce la web radio gestita da ragazzi migranti
Oggi parecchie associazioni di difesa di diritti dell’uomo e delle associazioni contro il razzismo sono attive ed i loro obiettivi sono di lottare affinché i diritti e doveri dell’uomo siano rispettati perché siamo tutti degli essere uomini. È così ch’è nato una radio che si chiama Alta Frequenza.
Nata da un’idea di Caterina Pisto e Mosaico di solidarietà onlus, trasmette per abbattere le barriere e i pregiudizi. Una ventina i ragazzi coinvolti nella programmazione: italiani, seconde generazioni e profughi. Come Brahim dal Marocco, René dal Mali e Taye dal Senegal.
Una web radio partecipata fatta da ragazzi migranti, seconde generazioni e giovani italiani. Uno spazio per raccontare chi sono e da dove vengono, alla scoperta dei talenti, delle culture e delle aspettative di ognuno, contro le barriere e i pregiudizi. Si chiama “Alta frequenza – la radio che accorcia le distanza”, ed è un progetto di Mosaico di solidarietà onlus, che da vent’anni lavora nel bolognese per favorire l’inclusione sociale, in collaborazione con Arc-en-ciel onlus.
“Alta frequenza” ha mosso i primi passi lo scorso maggio. Il nome prende spunto dalla nozione di lunghezza d’onda, di frequenza e di come esse siano correlate. Maggiore è la frequenza, minore è la lunghezza d’onda: più onde si creano, più corta diventa la distanza tra loro. La loro idea è di diventare uno strumento per l’avvicinamento e la riduzione delle distanze. Saranno onde virtuose contro l’esclusione sociale di profughi e richiedenti asilo.
Una ventina i ragazzi coinvolti, una decina quelli fissi, tutti tra i 17 e i 25 anni. Nella maggior parte dei casi, i giovani migranti vengono dall’Africa occidentale: Mali, Gambia, Senegal, Sierra Leone soprattutto, ma ci sono anche pakistani e marocchini.
“Siamo partiti con un momento di formazione, curato da SoundLab e Sfera Cubica, per gli aspetti tecnici, redazionali e di comunicazione – racconta Pisto –. Poi abbiamo cominciato la programmazione: interviste, approfondimenti, spesso dedicati a eventi della città”, come in occasione del festival per Wislawa Szyborska, del Festival It.a.cà, del festival Naufragi Porte Aperte. Ventitre puntate in tutto. In media ci vediamo 2 volte a settimana: i ragazzi propongono spunti di riflessione e decidiamo di cosa parlare nella puntata successiva”.
Le puntate realizzate sono diffuse in streaming su Spreaker, una piattaforma di ascolto libera e gratuita.
“Sono entusiasta di questo progetto: mi aiuta a raccontare quello che ho dentro”, racconta René, 22 anni, originario del Mali, arrivato in Italia il 5 maggio del 2015.
Taye, invece ha 27 anni, è partito dal Senegal nel 2014 ed è arrivato in Italia a bordo di un barcone. Dopo due mesi all’Hub di via Mattei e un periodo a Villa Aldini, oggi vive al Pilastro e lavora nel mondo dell’elettronica: “Sono felice di essere qui, ho trovato una vita migliore. Questa web radio è una grande opportunità per tutti. Mi ha fatto conoscere tante persone. Mi piace il mondo della tecnologia, sto anche seguendo un corso di informatica. Spero possa essere questo il mio futuro”.
“Credo che il punto forte di questo progetto sia l’idea di lavorare ‘con’ i ragazzi migranti, non ‘per’ i ragazzi migranti. Vogliamo sottolineare l’aspetto di reciprocità e meticciato, dove tutti hanno qualcosa da insegnare e qualcosa da imparare”, racconta Pierluigi Stefani, presidente di Arc-en-ciel onlus.
Speriamo che tutte queste radio in creazione o in via di creazione, tutte le associazioni di diritti dell’uomo e contro il razzismo possano sensibilizzare le popolazioni italiane et anche del mondo perché siamo tutti degli esseri umani, solamente il colore della pelle fa la differenza se no abbiamo lo stesso sangue rosso che cola in nostre vene. Allora vogliamo vivere in un mondo in pace senza violenza, senza ingiustizia e senza razzismo.
Ibrahim Traore