Il sindacato autonomo di polizia, Sap, torna nuovamente sul caso Aldrovandi. E lo fa mostrando le tecniche di ammanettamento previste dal manuale di addestramento della Polizia, sottolineando la corretta azione dei quattro agenti condannati per la morte di Federico Aldrovandi. Da qui la richiesta di rivedere il processo. L’avvocato Anselmo: “Solo fumo, non fanno che arrecare dolore ai genitori”.
Nel giorno in cui sull’Italia piomba una condanna per tortura da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, con una puntalità disarmante il Sap (Sindacato autonomo di polizia) torna ad alzare la voce sul caso Aldrovandi. In una conferenza stampa a Bologna il sindacato di polizia ha mostrato un video con le tecniche di ammanettamento, ha sottolineato la “diligenza” tenuta dai quattro agenti condannati per la morte di Federico Aldrovandi e, dulcis in fundo, ha chiesto la revisione del processo. Il Sap tenta dunque il tutto per tutto per scagionare Enzo Pontani, Luca Pollastri, Paolo Forlani e Monica Segatto, dopo avergli tributato applausi e standing ovation.
Nello specifico, il sindacato di polizia ha mostrato le tecniche di ammanettamento di un soggetto con il ventre a terra nel manuale di addestramento della Polizia: la leva col braccio, le ginocchia sulla schiena. E su questo fa ricadere la pericolosità e la responsabilità per la morte di Aldrovandi, e non per l’intervento dei quattro agenti condannati. Il tutto – vale la pena ricordarlo – nonostante la sentenza di condanna della Corte di Cassazione abbia stabilito come “la condotta posta in essere dagli agenti fu sproporzionatamente violenta e repressiva”. Per il segretario del Sap Gianni Tonelli, invece, “seguirono diligentemente il protocollo”.
In altre parole, secondo il Sap, sono i manuali e le tecniche di addestramento delle forze di polizia a contemplare “una tecnica di ammanettamento brutale, in cui quando si ammanetta una persona prona per farlo bisogna fare leva con un braccio e mettere un ginocchio dietro al collo e uno in mezzo alla schiena. È codificato: tu devi fare così”. Così il legale del sindacato, secondo cui il comportamento letale degli agenti rientrerebbe nei limiti consentiti. E su questo punterà per l’appello contabile e, eventualmente, per la richiesta di revisione penale.
“La fantasia italiana non ha limiti – commenta ironico Fabio Anselmo, avvocato della famiglia – La sentenza della Corte dei Conti mutua esplicitamente i passaggi della Corte di Cassazione relativi al giudicato penale, che parla di 54 lesioni, ciascuna suscettibile di autonomo procedimento penale. Parliamo di due manganelli rotti. Ma di cosa parliamo? Fumo, è solo fumo. Ci sarebbe solo da sorridere, se non fosse che purtroppo queste conferenze stampa, questi annunci, non fanno altro che arrecare dolore gratuito ai genitori di quel ragazzo di 18 anni morto in maniera assurda, violenta e crudele“.