A Ferrara un gruppo estremamente interessante, in magico equilibrio tra composizione ed esecuzione
Chi pensasse che Claudia corrispondesse al solito acronimo musicale (forse Conference Laboratory Artist United Democratic Indipendent Association …?) è fortemente in errore perchè Claudia è in realtà una fan del gruppo di Hollenbeck che non si perdeva un concerto della formazione e che, grazie a tale fedeltà, ha dato il nome alla prestigiosa formazione. Il quintetto di Claudia è tornatoper Halloween al Torrione di Ferrara inserito nel cartellone del Jazz Festival di Bologna.
Già l’organico della formazione suggerisce che non siamo alla presenza di un sound prevedibile: infatti oltre al più che noto John Hollenbeck alla batteria e la new entry Jeremy Viner alle ance, troviamo il vibrafono di Matt Moran, il contrabbasso di Robert Landfermann e la fisarmonica di Red Wierenga.
In effetti la trama musicale è strettamente legata alla partitura scritta dal batterista, nulla vien lasciato al caso: gli stessi assoli devono continuamente misurarsi con spazi ed ambienti sonori del tutto imprescindibili. Tanto più importante risulta allora la capacità strumentale non solo di Hollenbeck e Viner, cosa non certo nuova ai cultori di questa avanguardia, ma anche quella del vibrafonista e del tastierista. Alla fisarmonica di Wierenga il compito di creare un ambiente timbrico malinconico, un impasto quasi rallentato, un commento pacificato che contrasta spesso con i tempi esuberanti della sezione ritmica (perfetta la cavata/frustata del basso). Così l’impatto generale assume la dinamica labirintica di matriosche sonore, dove una musica vive dentro un’altra e situazioni caratterizzate da movida sudamericana (quasi sambe impazzite e frammentate in mille modi possibili) si incastrano con un canto fortemente condizionato dalla cultura europea novecentesca. L’incontro/scontro di questa dicotomia produce in realtà jazz, chiudendo un cerchio tra la globalità dell’espressione creativa ed il motore primo dello specifico artistico. Cosa difficile a pensare, ancora più complessa da fare. Risultano allora necessarie la vulcanicità dei tamburi di Hollenbeck, la misura e la tecnica di Jeremy Viner,, l’inventiva e la puntualità di Moran, la colonna vertebrale di Landfermann e le sonorità di Wierenga per raggiungere al meglio l’ambizioso traguardo compositivo.
Una musica semplice e complessa al contempo, una via per fare ricerca senza chiudersi nelle alchimie dell’astruso.
Jeremy Viner, sax tenore; Red Wierenga, fisarmonica; Matt Moran, vibrafono;
Adam Hopkins, contrabbasso; John Hollenbeck, batteria
Per saperne di piuù ascolta nell’audio sottostante la presentazione di Francesco Bettini del Torrione Jazz Club
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