Dal 22 settembre all’8 gennaio sarà al Mast (via Speranza 42, Bologna) “IMAGE CAPITAL”, una spettacolare esposizione che fa ripensare l’arte della fotografia: il sottotitolo è infatti “La fotografia come tecnologia dell’informazione”. Image Capital ci indica come la fotografia si inserisca in un processo volto a memorizzare, rintracciare, trasmettere ed elaborare dati. Come ha spiegato il curatore Francesco Zanot ai nostri microfoni, le immagini costituiscono una forma di capitale: sono infatti uno dei fondamentali nutrimenti di algoritmi e di sistemi digitali. Siamo ormai giunti ad un punto nel quale produrre immagini non è solo un modo di rappresentazione e restituzione della realtà, ma anche un modo di produrre la realtà.

La mostra nasce da una performance che Estelle Blaschke (ricercatrice e storica della fotografia) e Armin Linke (fotografo) hanno tenuto alcuni anni fa al Centre Pompidou di Parigi, e immediatamente hanno pensato a come portare questo loro dialogo in uno spazio fisico.

Un’esposizione che indaga il valore della fotografia all’interno delle filiere di produzione della realtà

Abbiamo detto “mostra”, ma Image Capital è piuttosto un progetto visivo e di ricerca, sia per quanto viene proposto, sia per la modalità spaziale delle varie installazioni, nonché per la scelta di colori e materiali. Mette insieme pratica artistica e metodo scientifico. Per intendere questo concetto, pensiamo un attimo al nostro modo di reperire una foto sul web: digitiamo delle parole di testo per dettare la nostra ricerca. Ecco quindi che – attraverso processi ovviamente di grande complessità – anche ciò che noi alleghiamo (a corredo di una qualsiasi foto che pubblichiamo) va a far parte di quei metadati che diventano importanti quanto la fotografia stessa. La combinazione tra immagine e testo è un leitmotiv di questa esposizione.

La fotografia svolge un ruolo sempre più importante nei processi di apprendimento automatico, nel cosiddetto machine-learning. Un esempio banale per facilitare la comprensione di ciò è il riconoscimento cui possiamo essere soggetti da una telecamera in aeroporto. La fotografia è anche attrice importante all’interno dei processi di produzione industriale, al fine di monitorare i processi produttivi e le fasi del “controllo-qualità”. E’ altresì uno strumento di progettazione della realtà. Pensiamo ai render, al loro essere immagini di derivazione fotografica, che diventano a loro volta costruttrici di realtà.

La mostra è divisa in 6 sezioni, e Armin Linke (nell’intervista in calce al presente articolo) ci ha fatto un po’ da Cicerone al riguardo. Quindi le sezioni sono Memory – come attraverso le fotografie si è formata, controllata e preservata la memoria storica, politica e culturale, Access – sulle modalità di archiviazione, reperimento e indicizzazione delle immagini, Protection – sulle strategie per la conservazione a lungo termine delle immagini e delle informazioni che contengono (i metadati di cui parlavamo prima). Esistono luoghi preposti a ciò, come Iron Mountain (in Pennsylvania) un deposito sotterraneo nel quale lavorano 2500 persone occupate nella conservazione dio raccolte di fotografie, rulli di pellicola in celluloide e documenti cartacei di grande importanza. Mining – sui processi di estrazione di immagini e di dati dalle immagini di partenza, Imaging – sulla fotografia come sistema di visualizzazione della realtà o di un progetto più o meno utopico, Currency – sul valore delle immagini. Le immagini riconducibili e dati e metadati sono diventate la merce di scambio del capitalismo informatico: possono influenzare i risultati delle ricerche, personalizzare la pubblicità e molto altro.

Insomma, Image Capital non indaga la fotografia per “come avviene”, ma per “quello che scatena”, ne indaga le dinamiche correlate.

Un’esposizione che è – come detto sopra – un percorso di ricerca, e al quale sarebbe bene arrivare “preparati”. A tal scopo, si può visitare una apposita piattaforma di pubblicazione web. Molto chiara la sezione dedicata all’interno del sito di Mast. L’ingresso è dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19, ed è gratuito.

Sergio Fanti

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO ZANOT E ARMIN LINKE: