La questione migratoria in Europa è ancora al centro di dispute geopolitiche con Paesi dell’est, che hanno ben presente la xenofobia dell’Ue e utilizzano i profughi e i migranti come arma di ricatto nei confronti del Vecchio Continente.
Era già successo con la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan che, dopo aver incassato i soldi europei per frenare il flusso di migranti provenienti dalla Siria, aveva aperto le frontiere affinché le persone raggiungessero i territori dell’Unione.
La stessa cosa, ma per ragioni diverse, accade al confine tra Bielorussia e Polonia, dove le forze di Minsk spingono migranti verso il confine polacco come arma di ricatto contro le sanzioni imposte al Paese con la salita al potere di Aljaksandr Lukašėnka.
Bielorussia, il ricatto dei profughi sul confine polacco
Negli ultimi giorni al confine tra Bielorussia e Polonia si è ripetuto ciò che già stava accadendo da agosto. Minsk spinge migliaia di profughi e migranti verso le frontiere esterne dell’Ue e lo fa in modo sistematico ed organizzato, anche attirando i migranti con visti messi a disposizione per entrare nel Paese.
«Si tratta di profughi afghani, iracheni e di altri Paesi – racconta ai nostri microfoni Maria Savigni di East Journal – che vengono spinti dalle forze dell’ordine di Lukašėnka verso la Polonia». Da qui vengono respinti e si trovano in una sorta di limbo, in condizioni igieniche precarie e senza assistenza.
Sono due le ragioni per le quali Lukašėnka usa i migranti come ricatto. Da un lato, appunto, le sanzioni imposte dall’Ue alla Bielorussia, dall’altro l’accoglienza che la Polonia riserva invece ai profughi bielorussi, che potrebbe dare luogo ad una diaspora.
«Oggi è molto facile diventare profughi in Bielorussia – spiega Savigni – È capitato, ad esempio, ad una modella solo per aver chiesto su Instagram perché il Paese non adottasse restrizioni anti-Covid». Da quel momento ha cominciato ad essere interrogata dalla polizia ed ha dovuto espatriare in Polonia.
Nelle settimane scorse Bruxelles era riuscita a fermare il flusso migratorio dall’Iraq, ma Minsk ha inaugurato nuove rotte da Damasco. Il rischio sembra essere anche quello di infiltrazioni terroristiche o di agenti illegali russi, dal momento che la Polonia ha già arrestato una talpa.
«Secondo alcuni osservatori, però, l’utilizzo di profughi come arma di ricatto si rivelerà un boomerang per il regime bielorusso – osserva la giornalista – Già nelle strade della città sono tornate alcune manifestazioni di protesta, anche se per ora non hanno le dimensioni di quelle dell’anno scorso».
ASCOLTA L’INTERVISTA A MARIA SAVIGNI: