In aggiunta al contrasto dell’aumento del carico di cura familiare per le lavoratrici italiane, gli stereotipi culturali e la violenza di genere, servono ad oggi maggiori azioni politiche ed economiche per riportare l’uguaglianza di genere e il contrasto al gender pay gap al centro dei tavoli di discussioni europei, nazionali e locali.
Agenda politica delle donne: occupazione di qualità e lotta al gender pay gap
«Abbiamo in questo momento necessità di un investimento economico significativo perché le disuguaglianze di genere si combattono con una spesa adeguata. Non ci possono essere politiche a costo zero per colmare le strutturali disuguaglianze che ci portiamo avanti già da tanto tempo e che il Covid adesso sta aumentando». Interviene così Giulia Sudano, attivista e presidente dell’Associazione Orlando di Bologna, in merito al tema delle disuguaglianze di genere che vedono protagoniste le donne italiane, soprattutto in questo periodo di emergenza nazionale.
Con particolare attenzione verso lavoratrici, il 14 ottobre 2020, il premier Giuseppe Conte si era già espresso in merito al tema delle disuguaglianze, in un discorso tenuto alla Camera, in cui aveva accennato proprio al tema dell’occupazione femminile e alla scelta di dedicarvi parte dei fondi stanziati, appunto, per il Recovery Fund. Appoggiando le richieste mosse dalle nostre europarlamentari attraverso il principio dell’#Halfofit (ovvero la richiesta di destinare metà dei 209 miliardi dei fondi europei a sostegno dell’occupazione femminile) anche la consigliera regionale del PD Roberta Mori ha infatti parlato della necessità di investimenti destinati al contrasto del gender pay gap e alla formazione per un’occupazione femminile equa e di qualità. «Le risorse del Recovery Fund vanno orientate per la formazione e l’occupabilità femminile e per il contrasto del gender pay gap». «Aiutare e sostenere – prosegue la consigliera – la progressione del lavoro femminile e contrastare le disuguaglianze di genere salvaguardia l’intera società e attiva dei meccanismi di aumento del Pil che possono aiutare l’economia a riparare dopo questa crisi».
A livello regionale poi, proprio la consigliera, insieme a Federico Alessandro Amico (consigliere regionale di Emilia-Romagna Coraggiosa) hanno presentato una risoluzione che ha l’obbiettivo id inserire nel Patto per il Lavoro e per il Clima azioni mirate contrasto alla discriminazione di genere in ambito lavorativo.
Sempre restando in ambito locale poi, Giulia Sudano ha evidenziato come, dai risultati ottenuti dal questionario diffuso dall’Associazione Orlando “Covid-19, allarme povertà e precarietà delle condizioni di lavoro delle donne”, vi sia stata la conferma della «necessita di lavorare sui dati di genere nella costruzione di un’agenda politica delle donne». La differenziazione per genere permetterebbe infatti una comprensione più efficace del contesto e delle situazioni che vivono, in maniera differente, uomini e donne.
Tassello fondamentale poi, secondo la Sudano, è quello del welfare di prossimità, mirato a mettere in campo un miglioramento delle politiche già in atto (come ad esempio l’aumento dei posti disponibili nei nidi) anche per incentivare un’occupazione femminile di qualità, che ora è calata al 48% e che vede una differenza del 20/30% di guadagno tra uomo e donna a parità di mansione svolta.
Per Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell’Istat e membro della task force per l’emergenza Coronavirus diretta da Vittorio ColaoIl il vero nodo è che «una volta per tutte si deve capire che con questo Recovery Fund bisogna centrare assolutamente la questione dell’uguaglianza di genere. Le donne non sono un soggetto svantaggiato, non vanno trattate come una categoria. Parliamo della metà del Paese. Metà che è stata costretta a tassi di occupazione bassissimi da decenni».
Francesca Chiamenti
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