Il Parlamento boccia definitivamente la legge contro le aggressioni discriminatorie nei confronti degli omosessuali. Secondo la catto-maggioranza trasversale inserire l’aggravante di omofobia discriminerebbe gli altri cittadini e sarebbe quindi incostituzionale.

Decretare l’incostituzionalità di leggi che vadano a tutelare cittadini omosessuali vittime di aggressioni e discriminazioni. È questa l’operazione compiuta ieri dal Parlamento per affossare definitivamente la legge contro l’omofobia. 291 i voti della Camera, composti non solo dalla maggioranza di governo, ma anche di quella parte del Terzo Polo, l’Udc, che ha il filo diretto col Vaticano.
Le giustificazioni hanno del paradossale: “creare norme ad hoc su un gruppo sociale è razzismo”.

Il ddl anti-omofobia, presentato dalla parlamentare Pd Paola Concia, avrebbe semplicemente introdotto l’aggravante di omofobia nei reati commessi ai danni di persone omosessuali. Una misura che nemmeno soddisfava a pieno le associazioni gay e lesbiche italiane, ma che poteva costituire un punto d’inizio, l’introduzione di un principio che nel nostro Paese non sembra affatto radicato.
Secondo Sergio Lo Giudice, capogruppo di maggioranza del Consiglio Comunale di Bologna, attivista per i diritti degli omosessuali ed ex presidente Arcigay, quello che ha fatto la Camera ieri è vergognoso e ci allontana dall’Europa. In molti Paesi membri, infatti, la legislazione ha introdotto leggi specifiche contro l’omofobia e l’Unione aveva chiesto all’Italia per ben tre volte, attraverso delle risoluzioni, di adeguare la propria legislazione.