Da un lato il ddl Concorrenza, in cui gli Enti Pubblici devono giustificare perché non vogliono affidare servizi come quello idrico o i trasporti a società private. Dall’altro il Pnrr, che utilizza risorse pubbliche per rilanciare la sanità privata, nonostante la lezione della pandemia. Anzi: proprio approfittando dello shock della pandemia.
La ricetta proposta dal governo Draghi non ha nulla di innovativo rispetto alle politiche proposte negli ultimi decenni da chi lo ha preceduto. Il dogma del profitto privato, dipinto a torto come più efficiente, resta al centro delle politiche pubbliche.

Acqua e trasporti ai privati, il diktat del ddl Concorrenza

Qualora gli enti locali decidano di gestire i servizi pubblici, come il servizio idrico o i trasporti, in house, cioè pubblicamente, devono giustificare la propria scelta ed essere sottoposti ad un monitoraggio continuo e stringente. Se invece i servizi vengono affidati a privati, il monitoraggio non serve. È questa, in estrema e semplificata sintesi, la disposizione contenuta nell’articolo 6 del ddl Concorrenza che apre la strada ad una nuova ondata di privatizzazioni o, come a Bologna, che rischia di interrompere i dibattiti e i percorsi per la ripubblicizzazione di alcuni servizi pubblici locali.

A sollevare il tema in Consiglio comunale a Bologna è stata Coalizione Civica, in particolare il suo consigliere Detjon Begaj, che ha proposto un ordine del giorno contro l’articolo 6 del ddl Concorrenza. «Le norme per il pubblico sono molto più stringenti a quelle per le società private – sottolinea ai nostri microfoni Begaj – Quell’articolo crea un problema di competenze tra gli enti locali e lo Stato, ma soprattutto crea molti problemi ai Comuni che intendono in futuro ripubblicizzare ad esempio il servizio idrico».
Proprio su questo tema a Bologna è appena cominciato uno studio che coinvolge anche l’Università per verificare la sostenibilità di una possibile ripubblicizzazione. Un percorso sostenuto dalla nuova maggioranza a Palazzo D’Accursio, che potrebbe trovarsi la strada sbarrata proprio dal disegno di legge.

«L’ordine del giorno che abbiamo presentato – osserva il consigliere comunale – prende spunto da quello di Attac Italia ed è stato adattato alla situazione della nostra città. So che altri enti locali stanno discutendo documenti simili. L’odg impegna la giunta a comunicare al governo la posizione del Comune».
Begaj sottolinea anche che non tutto il ddl Concorrenza è da buttare. In altre parti il disegno di legge recepisce direttive europee che sono positive. Non c’è dubbio, però, che l’articolo 6 vada cambiato, perché contiene un’impostazione ideologica secondo cui il privato è più efficiente e più economico e si sprecano i casi in cui questi dogmi sono stati smentiti.

ASCOLTA L’INTERVISTA A DETJON BEGAJ:

Sanità ai privati ma con soldi pubblici, la “shock economy” del Pnrr

Nel suo libro “Shock economy”, Naomi Klein raccontava come l’Uragano Katrina del 2005 a New Orleans abbia rappresentato un’occasione ghiotta per il capitale per approfittare dello shock e imporre ricette liberiste, come le privatizzazioni, i tagli alla sanità pubblica o la liberalizzazione dei salari. Secondo Edoardo Turi, medico e attivista di Medicina Democratica e del Forum per il Diritto alla Salute, qualcosa di simile sta accadendo in Italia nel settore della sanità. In particolare, la pandemia starebbe rappresentando l’occasione per dare un nuovo impulso ai privati attraverso fondi pubblici, quelli del Pnrr.

La tesi di Turi viene esplicitata in un articolo pubblicato dal Manifesto e intitolato proprio “Il Pnrr rilancia la sanità privata con i soldi pubblici“. Ai nostri microfoni il medico spiega: «Oggi alcuni disegni cominciati già una ventina di anni fa si stanno portando a compimento. La contraddizione più grande che hanno vissuto i servizi sanitari è stato il combinato disposto del blocco delle assunzioni nel pubblico impiego e il suo aggiramento attraverso l’acquisizione di beni e servizi».
Attraverso il meccanismo delle convenzioni (quello che in sanità viene definito accreditamento), il pubblico ha appaltato sempre più servizi sanitari ai privati, al punto che oggi il 50% della spesa sanitaria nazionale serve per pagare proprio gli accreditamenti.

«Il Pnrr non prevede alcuna assunzione di personale per la sanità pubblica – sottolinea Turi – ma prevede soltanto acquisti di informatica o attrezzature elettromedicali e ristrutturazioni di edifici pubblici. Mentre in ospedale occorre mantenere alcuni standard altrimenti si chiudono i reparti, la mancata assunzione di personale nel territorio è particolarmente grave perché apre la strada ai privati».
Uno degli strumenti di più facile penetrazione dei privati saranno le “Case di comunità”, strutture che andranno a sostituire le “Case della salute”, mai realmente decollate, ma con un’impostazione molto diversa e di facile convenzionamento con il privato sociale o il terzo settore. Sì sanità territoriale, dunque, ma con una forte presenza di privati.

ASCOLTA L’INTERVISTA A EDOARDO TURI: