Se 10 anni vi sembran pochi. Oggi come ieri, NO alla privatizzazione!“. È questo il titolo della manifestazione che si svolgerà alle 17.00 di domani, 11 giugno, in piazza Nettuno a Bologna. I referendari dell’acqua pubblica tornano in piazza a dieci anni dal referendum del giugno 2011, quando il 66,54 % degli italiani e delle italiane andò a votare e il 95,67% di loro disse che l’acqua doveva restare pubblica.
Un decennio dopo il tema torna di attualità, sia perché nel Recovery Fund sono contenute spinte alla privatizzazione del servizio idrico, sia perché a Bologna, invece, c’è l’opportunità di tornare a ripubblicizzarlo.

Acqua pubblica, la manifestazione e la richiesta di pubblicizzazione

«Non sarà una manifestazione celebrativa – afferma subito Andrea Caselli, portavoce del Comitato Acqua Bene Comune – ma rappresenza un’occasione per il rilancio della lotta per una gestione dell’acqua fuori dal mercato e per la trasformazione energetica verso la sostenibilità ambientale».
La vittoria del 2011, del resto, ottenne un obiettivo di brevissimo termine, cioè lo stop ai progetti di privatizzazione del servizio idrico contenuta nella legge Ronchi del governo Berlusconi, ma i vari governi che si sono susseguiti hanno di fatto disatteso la volontà popolare attraverso meccanismi più subdoli.

La manifestazione bolognese, a cui hanno aderito molte realtà ambientaliste cittadine e regionali, insieme ad associazioni come l’Arci e partiti come Rifondazione e Potere al Popolo, guarda però ad un obiettivo che riguarda proprio il nostro territorio. A dicembre, infatti, scadrà la concessione ad Hera per la gestione del servizio idrico e, per i referendari, questa è un’occasione imperdibile per arrivare a ripubblicizzare l’acqua a Bologna e provincia.
«Abbiamo chiesto ad Atesir – racconta Caselli – uno studio di fattibilità che metta a confronto le varie ipotesi di gestione possibili, in modo da dare agli Enti Locali tutti gli strumenti conoscitivi per comprendere fino in fondo qual è la differenza tra le diverse forme di affidamento».

In via informale, i referendari hanno appreso che lo studio di fattibilità dovrebbe essere affidato all’Università di Bologna, ma avanzano anche la richiesta che lo studio tenga in considerazione non solo le questioni finanziarie attorno alla gestione del servizio idrico, ma anche i vantaggi dal punto di vista ambientale, del lavoro, della conservazione della risorsa e delle tariffe.
Poiché la scadenza dell’affidamento seguirà anche la campagna elettorale per le comunali, i sostenitori dell’acqua pubblica contano di far diventare quello della gestione idrica un tema di dibattito pubblico.

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