radiocitta’fujiko e Librerie.Coop, i libri e gli autori diventano protagonisti in radio, ogni settimana interviste, consigli di lettura e appuntamenti. Due libri sui due referendum: acqua e nucleare.

Su questi link potete trovare la puntata della settimana, i nostri consigli di lettura e il profilo su Anobii, social network dei libri e dei lettori.

Come sappiamo il governo ha esplicitamente dichiarato l’intento che non si vada alla consultazione popolare che su proposta del milione e mezzo di italiani firmatari, chiede ai cittadini se vogliono o meno abrogare le leggi sulla privatizzazione dell’acqua e sul ritorno al nucleare.

Cominciamo con Luca Martinelli, giornalista della rivista e casa editrice Altreconomia, per cui ha pubblicato “L’acqua (non) è una merce“. Il sottotitolo recita “Perché è giusto e possibile arginare la privatizzazione”. Nell’intervista realizzata da Ares Niccolai sentiremo come e perché il privato peggiora il servizio, in termini di qualità e costi, come il pubblico potrebbe invece migliorarlo e quali sono le ragioni che hanno portato alla consultazione referendaria.

PRIVATO PEGGIORA SERVIZIO
“Con l’ingresso dei privati non è possibile migliorare la qualità del servizio, dell’acqua e dei costi per gli utenti. Come hanno ricordato le Nazioni Unite anche nel luglio 2010 l’acqua potabile e la depurazione delle fognature sono diritti universali. I privati non garantiscono questi processi e nemmeno una cultura di risparmio idrico per la salvaguardia delle risorse: primo motivo è che un privato ha come fine il guadagno attraverso la vendita di più quantità d’acqua possibile, quindi pianificherà il proprio piano industriale e di sviluppo seguendo questo obiettivo; secondo è la qualità dell’acqua: ha suscitato scalpore la notizia per cui l’UE ha vietato ad alcuni gestori/comuni l’erogazione di acqua contente livelli di arsenico cinque volte superiori al consentito, molti di queste società sono legate all’Acea, una delle ex municipalizzate ora quotate in borsa; ebbene proprio negli anni in cui emergeva il problema arsenico, l’azienda ha quadruplicato i propri dividendi, ciò significa che anziché investire nella qualità ha preferito remunerare i propri azionisti”.

REFERENDUM
“Non c’è alcuna possibilità che salti il referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Finora il ministro Romani e il sottosegretario Saglia parlano di decreto legge, ma non abbiamo ancora visto nulla di scritto. L’ipotesi è riformare la legge Ronchi, in modo che il referendum che vuole abrogarla venga ritirato. Però solo uno dei due quesiti ha come oggetto la legge Ronchi, l’altro riguarda la tariffa del servizio integrato che finanzia il capitale investito dai soci degli acquedotti, quindi l’ipotesi del governo salta”.

OLTRE REFERENDUM
“Altri aspetti negativi della gestione privata sono ad esempio la composizione societaria, che spesso è ignota. Ad esempio Hera ha emesso un bond, un titolo di debito, che è andato a ruba nel mercato finanziario. Un ottimo risultato, però alla sua scadenza il bond è convertibile in azioni, il che rischia di modificare l’assetto societario e la maggioranza che rimanere pubblica, con le quote di Comuni. L’ufficio stampa di Hera alla domanda chi ha comprato i bond mi ha risposto che molti acquirenti li hanno già rivenduti a fini speculativi, il che significa che i servizi essenziali per i cittadini sono in balia di queste manovre finanziarie”.

APPALTO
“L’altro miraggio su cui si basa la privatizzazione è l’idea che con le gare d’appalto scegliamo il migliore gestore del servizio. Ma quante delle società di oggi hanno partecipato ad una di queste gare? Pochissime, perché la maggior parte hanno avuto l’incarico quando ancora la quotazione in borsa non c’era, perciò hanno usufruito di un affidamento diretto da parte dell’ente locale. La legge dell’appalto pubblico quindi non vale per tutti”.

PUBBLICO
“Due aspetti del modello che proponiamo: Si potrebbe tornare al ricorso alla fiscalità generale per finanziare gli investimenti nel settore idrico. Negli ultimi anni abbiamo visto una riduzione di questi investimenti, perché essendo caricati solo sulle bollette, non si poteva aumentare la tariffa al consumo. Con la fiscalità generale questo problema non sussisterebbe, si potrebbero recuperare i 2 miliardi di euro necessari con la rinuncia all’acquisto di caccia bombardieri F35. Poi la partecipazione, i cittadini e i lavoratori posso essere coinvolti nelle priorità di gestione. Il nodo centrale è il ritorno del ruolo della finanza pubblica, il servizio idrico integrato non può essere ostaggio della banche private”.

Roberto Rossi, giornalista della redazione online dell’Unità, segue da anni il percorso del nucleare in Italia. “Bidone nucleare” è il titolo uscito per BUR, un’analisi critica sui miraggi della tecnologia su cui il governo, referendum permettendo, ha deciso di investire. Una questione delicata, visto il disastro Fukushima, che contrappone da una parte gli studi scientifici, come quelli citati da Rossi, e la chiara volontà popolare ostile all’atomo, e la ricerca del business e degli affari di Governo e Confindustria dall’altra.

BIDONE
“Ci sono tante questioni irrisolte attorno al nucleare. Il Giappone ne ha mostrato alcune. La sicurezza, nonostante quello che ci dicono Fukushima ha mostrato come il nucleare non sia affatto sicuro. Ci dicono poi che costerà poco e sarà benevolo verso le nostre bollette, in realtà sarà un affare per pochi e un costo per la collettività. E ancora la grande questione irrisolta in Italia è quello delle scorie: anche dopo il referendum dell’87 ne dobbiamo smaltire 87 milioni di metri cubi”.

BUSINESS NUCLEARE
“E’ un grande affare per le società elettriche, perché garantisce tariffe fisse per 40 anni. Anche quando un privato riceve soldi statali per costruire le centrali, pretende la certezza di un ritorno economico, attraverso le bollette che per questo non diminuiranno”.

REFERENDUM
“E’ la prima volta che accade qualcosa del genere. Secondo vari costituzionalisti, la Corte di Cassazione avrebbe i margini per far sì che il referendum si svolga perché comunque sia i principi ispiratori della legge sul ritorno al nucleare non sono stati intaccati dell’emendamento di questi giorni che sospende l’atomo. Però potrebbe anche decidere il contrario. C’è poi anche un problema di tempi: la decisione potrebbe arrivare tra fine maggio e inizio giugno, ma la Corte potrebbe anche sollevare un dubbio di costituzionalità e il referendum salterebbe per rinvio, e ci sarebbe da capire se le firme raccolte per promuoverlo sarebbero ancora valide o no. “.

PROSSIME GENERAZIONI
“I nuclearisti assicurano che le centrali risolveranno tutti i problemi, ma si rimane sempre nell’ambito dei progetti. Perché anche gli impianti costruiti in Francia e Finlandia sulla carta sono le più affidabili, però non è così. Il nucleare deve ancora fare passa in avanti, anche se paradossalmente è una tecnologia piuttosto vecchia, che da quel punto di vista negli ultimi anni non ha fatto progressi”.

SALUTE
“Studi che riguardano la salute ce ne sono tantissimi. Uno di questi è il tedesco Kikk, uscito 10 anni fa su commissione del Governo. Questo e altre indagini francesi, americani e inglesi registrano che in vicinanza di una centrale nucleare c’è più probabilità di contratte la leucemia infantile o il cancro alla tiroide. Non è però stato ancora trovato un nesso causale tra centrali e morti. L’ipotesi più probabile è che i gas che fuoriescono dalle centrali vadano a intaccare la catena alimentare danneggiando anche generazioni future”.

PIANO ENERGETICO
“L’Italia senza piano energetico basato sul nucleare non rimarrebbe in emergenza energetica. Fino al 2030 è previsto che i nostri consumi non aumenteranno, così possiamo andare avanti come ora. Ma un piano energetico nazionale serve, e si può fare anche senza nucleare. In Germania ne hanno fatto uno strabiliante: entro il 2050 l’80% dell’energia sarà prodotto da fonti rinnovabili. Anche in Italia si potrebbe fare. Anche perché per una centrale nucleare ci vogliono almeno 10 anni, così l’apporto sarebbe irrisorio. Il referendum non può essere un alibi per non avere un piano energetico”.