7,4 miliardi al dittatore egiziano Al Sisi per il periodo 2024-2027 per migrazioni, relazioni politiche, stabilità macroeconomica, investimenti sostenibili e commercio, sicurezza e sviluppo del capitale umano. In altre parole, stop ai flussi migratori e forniture energetiche.
È questo in estrema sintesi il contenuto dell’accordo di partenariato strategico firmato dall’Ue con l’Egitto. Una firma che ha visto la presenza della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ma anche della premier italiana Giorgia Meloni.
L’accordo con l’Egitto e la politica Ue di fare accordi con chi viola i diritti umani
Continua la politica dell’Ue dell’esternalizzazione delle frontiere e continuano gli accordi con Paesi in cui non è garantito il rispetto dei diritti umani. L’accordo con l’Egitto, infatti, segue a quello con la Turchia di Erdogan del 2016, quello con il Sudan di Al Bashir (su cui pendevano due mandati di cattura internazionali per crimini contro l’umanità) nel 2017 e quello dell’Italia con la Libia, rinnovato più volte. A questi si deve aggiungere il Memorandum con la Tunisia del luglio 2023.
«Ormai il controllo delle frontiere è diventata una vera e propria ossessione – commenta ai nostri microfoni Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International – a tal punto che è la politica interna che domina le scelte di politica estera. Il Mediterraneo diventa un luogo, oltre che di morte, nel quale non devono esserci asset di ong, possibilmente non si deve partire e questo fa sì che si cerchino accordi con Stati che violano i diritti umani».
Nell’accordo con l’Egitto siglato ieri, in particolare, mancano completamente garanzie sul rispetto dei diritti umani. «Siamo di fronte a un investimento dell’Ue nella violazione dei diritti umani, in particolare nella gestione delle frontiere», sottolinea Noury.
In Egitto, attualmente, la libertà di opinione non è garantita, torture e sparizioni forzate sono sistematiche, le carceri sono piene di detenuti politici, che raggiungono la cifra di 60mila persone, e la pena di morte è usata massicciamente.
Incalzata dalla stampa, ieri la premier italiana Giorgia Meloni ha affermato che l’accordo non avrà alcun impatto sulla vicenda di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016 e per la cui morte in Italia si celebra un processo.
«Almeno negli ultimi sette anni ogni incontro diplomatico tra le istituzioni italiane e quelle egiziane non ha prodotto nulla nel campo dei diritti umani né sulla vicenda di Giulio Regeni – fa notare il portavoce di Amnesty – Sembra di assistere al consueto schema: si assicura all’opinione pubblica italiana che quel nome è stato fatto, quella richiesta è stata fatta, dopodiché le cose non vanno avanti».
ASCOLTA L’INTERVISTA A RICCARDO NOURY: