Con lo sgombero di Làbas gli ospiti del dormitorio sociale Accoglienza Degna sono rimasti senza un tetto, ma la rete solidale costruita dal centro sociale ha permesso di trovare a tutti una sistemazione provvisoria. “Ci hanno contattati anche cittadini sconosciuti offrendo un posto nelle proprie case”.
Da una parte la sorda violenza dello sgombero, dall’altra un senso comunitario e solidale. E ha vinto quest’ultimo.
Una delle conseguenze dello sgombero del centro sociale Làbas di martedì scorso è stata la chiusura di Accoglienza Degna, il dormitorio sociale autogestito che da un anno e mezzo trovava sede in via Orfeo, proprio nell’ex caserma Masini occupata. Un’esperienza che nei primi dodici mesi ha registrato oltre 250 richieste di ospitalità , a testimonianza di quanto sia serio il problema della casa a Bologna.
Le 14 persone che trovavano riparo nella struttura, che era in corso di ampliamento grazie al lavoro di attiviste e attivisti, sono ripiombati in strada con l’arrivo delle forze dell’ordine.
Fin dai primi minuti, in particolare dalla conferenza stampa che Làbas ha tenuto la stessa mattina dello sgombero in piazza Maggiore, è stato lanciato un appello per trovare una sistemazione provvisoria agli ospiti di Accoglienza Degna. La richiesta era semplice quanto impegnativa: ospitare nella propria casa chi non aveva più un riparo.
“Ci hanno chiamati in tantissimi, anche persone che non conoscevamo”, raccontano i volontari del dormitorio sociale. In pochissimi giorni, dunque, la forte risposta solidale ha permesso di trovare un tetto a tutte le 14 persone rimaste orfane di Accoglienza Degna.
Tra gli ospitati ci sono anche richiedenti asilo fuoriusciti dal sistema istituzionale di accoglienza, mentre la composizione sociale delle famiglie che hanno risposto all’appello post-sgombero è piuttosto variegata. Qualcuno ha perfino organizzato una cena di benvenuto ai nuovi “coinquilini”.