Chiamata a pronunciarsi da un giudice che deve decidere sull’aborto di una 16enne senza il consenso dei genitori, la Corte Costituzionale oggi pomeriggio ha confermato la costituzionalità dell’articolo 4 della legge 194 che consente l’aborto in Italia.
La richiesta di pronunciamento della Corte Costituzionale in materia di aborto non è stata avanzata, come ci si poteva aspettare, da uno dei tanti movimenti integralisti “pro-life”. A richiedere l’intervento delle massime autorità giuridiche del nostro Paese è stato un giudice tutelare di Spoleto che deve decidere del caso di una 16enne di abortire senza sentire i genitori. Il giudice tutelare ha sollevato incidente di costituzionalità, partendo da un pronunciamento della Corte di giustizia che definisce l’embrione come “soggetto da tutelarsi in maniera assoluta”.
Corte Costituzionale conferma la validità della Legge 194
La Consulta si è espressa sull’articolo 4 della legge 194, quell’articolo cioè che dettaglia le circostanze che legittimano l’interruzione di gravidanza. A 34 anni dalla sua approvazione, la legge 194 viene quindi messa sotto attacco formalmente per questioni strettamente giuridiche. A non credere a questa lettura sono molte associazioni di donne, che si battono per il diritto all’autodeterminazione.
Ieri, intanto, l’assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna, Carlo Lusenti, ha illustrato i dati sugli obiettori di coscienza presenti nelle strutture sanitarie pubbliche della nostra Regione.
I dati sono impressionanti: un ginecologo su due è obiettore, mentre le percentuali scendono in altri settori medici (33% gli anestesisti, 28% gli infermieri).
L’assessore Lusenti sottolinea che i dati sono di gran lunga inferiori alla media nazionale e, dunque, il diritto all’aborto nella nostra regione è garantito.
Il dibattito, però, rimane aperto: le associazioni laiche ribadiscono che la 194 è una legge dello Stato e dunque, se vogliono lavorare nel pubblico, i medici sono tenuti a rispettarla.