Dopo le tensioni dovute alla politica dei porti chiusi di Matteo Salvini, oggi a Malta si sta tenendo un vertice europeo sul tema dei migranti. L’atteggiamento dei Paesi europei nei giorni scorsi è cambiato, soprattutto grazie alla nuova maggioranza che compone il governo italiano. Francia e Spagna in particolare hanno mostrato aperture su nuovi meccanismi di solidarietà nei confronti dei Paesi meridionali, sulle cui coste si registra la maggior pressione.

Al tavolo di trattative siedono i ministri dell’Interno di Italia, Francia, Germania, Malta e Finlandia (in qualità di presidente europeo di turno) nonché del commissario Dimitris Avramopoulos. I temi in discussione sono molteplici: dalla redistribuzione automatica verso Paesi “volonterosi” dei migranti soccorsi in mare, con sanzioni verso gli Stati che si chiamano fuori alla rotazione dei porti di sbarco, fino ai rimpatri a carico dell’Europa, tramite Frontex, per chi non ha diritto all’asilo.

La ministra italiana Luciana Lamorgese ha mostrato ottimismo per un possibile accordo, in particolare per ciò che concerne la redistribuzione dei migranti. Più difficile, invece, sarà ottenere una rotazione dei porti di sbarco, dal momento che Spagna e Grecia, gli altri due Paesi europei costieri, accolgono già molti più migranti dell’Italia.
Il tema della redistribuzione in senso solidale fra i vari Stati membri è uno degli argomenti già discussi più volte in Europa, senza grandi risultati. Da un lato era un provvedimento annunciato ma mai decollato dalla precedente Commissione europea, guidata da Jean Claude Junker, dall’altro è al centro della riforma del Regolamento di Dublino, già approvata dal Parlamento europeo, ma bloccata dai capi di Stato.

“I temi principali sono tre – osserva ai nostri microfoni Carlotta Sami, portavoce in Italia di Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati – Come comportarsi rispetto alla Libia, come comportarsi rispetto ai salvataggi in mare e, novità dell’ultimo anno e mezzo, come comportarsi rispetto all’autorizzazione all’attracco e poi allo sbarco dei naufraghi”.
Per l’Unhcr la situazione in Libia richiede uno sforzo comune dell’Europa, sia per la stabilizzazione del Paese, sia per la chiusura dei centri di detenzione dove sono rinchiusi migliaia di migranti.

Sul salvataggio in mare l’Agenzia Onu chiede da un lato la cancellazione delle multe e dei blocchi verso le ong, che in Italia sono diventati legge con il decreto sicurezza bis, e dall’altro il ritorno di una missione europea di ricerca e soccorso in mare.
“In Italia in un anno sono sbarcate appena seimila persone – sottolinea Sami – quindi la situazione non è mai stata così gestibile, per cui ci auguriamo che il vertice di Malta sia l’inizio di una serie di sforzi”.

Quanto al tema specifico delle relocation, gli Stati europei potrebbero spaccarsi sulle modalità. Da un lato l’accordo potrebbe riguardare solo le persone con un chiaro profilo di rifugiato, dall’altro invece chiunque sbarchi, migranti economici compresi.
“Il metodo più giusto è quello che onora gli obblighi degli Stati dal punto di vista del diritto internazionale – commenta Sami – Sia i rifugiati che i migranti economici hanno diritto ad un trattamento dignitoso e rispettoso“.
In una seconda fase occorrerebbe poi svaltire le pratiche per l’esame per le domande di asilo, così come serve sveltire e facilitare i ricongiungimenti familiari e, infine, dare la possibilità a chi vuole rientrare nel Paese di origine di farlo senza restare in un limbo che li espone a pericoli.

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