Il Dopoguerra nella città della Tour Eiffel
Palazzo dei Diamanti è oramai una consuetudine per tutti gli amanti dell’arte figurativa. Una tradizione conquistata con un’attività di primo ordine. Quest’autunno l’esposizione ci narra degli “Anni Folli”, la Parigi di Modigliani, Picasso e Dalì, 1918-1933 . Siamo in quel periodo dopo la grande guerra, quando la Ville Lumiere divenne la Mecca di tutti i grandi protagonisti dell’arte novecentesca. Attratti dal mondo dei Monet e dei Renoir, di cui possiamo ammirare due opere tarde di incredibile capacità di rottura con le precedenti concezioni naturalistiche e prospettiche (Ponte Giapponese, Monet / Fonte, Renoir), la meglio gioventù dell’arte arriva a Parigi, che, all’ombra della Tour Eiffel diventa un incredibile laboratorio per il cubismo di Picasso e Braque, per i sogni ebraici di Chagall, per i caldi colori di Mirò, per la divisione degli spazi di Mondrian, per l’evocazione del mondo del lavoro di Leger, per i l’assurdo onirico di Dalì e De Chirico, per le Maya Desnudas di Foujita e Modigliani (non è frequente poter ammirare opere di questo grande maestro).
Questo e tanto altro per una mostra che certamente non eccelle nel filo conduttore generale dell’esposizione, si può tranquillamente fare a meno dei pannelli esplicativi e i loro più o meno pretestuosi fili logici da un’opera all’altra, da un periodo al seguente, da uno stile al suo contrario. Basta lasciarsi cullare dal senso del bello e dal gusto della ricerca per godere di un percorso pittorico che ha tutto il respiro dei primi decenni di un secolo irripetibile.