Dopo i problemi manifestati lungo la via Emilia, in particolare per quanto riguarda il dissesto idrogeologico o le alluvioni che sempre più spesso colpiscono il territorio della pianura, la Regione Emilia-Romagna nel 2021 mette in campo 492 cantieri, per un totale di 90 milioni di euro, dedicati proprio alla difesa del suolo.
Gli interventi fanno parte di un piano più complessivo, che dal 2015 ha mobilitato risorse per 765 milioni di euro e 4056 interventi.
Difesa del suolo, i cantieri e una pagina web per monitorarli
Sul tema, la Regione tiene molto a presentare una novità: una pagina web dalla quale sarà possibile monitorare l’avanzamento dei cantieri aperti proprio per la difesa del suolo e la sicurezza idraulica. Da ieri, infatti, è online il portale “La cura è prevenzione: tutti i cantieri in Emilia-Romagna”, dove è possibile consultare una mappa georeferenziata all’interno della quale è disponibile il dettaglio di tutti i lavori, ovunque nel territorio regionale. «Una operazione trasparenza», l’ha definita l’assessora Irene Priolo, raccontando l’ingente mole di lavoro per mettere in rete i diversi database sul tema.
«Questi cantieri rivestono un ruolo strategico anche per la capacità di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, con conseguenze sempre più evidenti sulla vita di tutti – spiega Priolo – Abbiamo poi ritenuto indispensabile raccontare il grande sforzo messo in campo dalla Regione attraverso il portale presentato oggi. Porre il cittadino nella condizione di comprendere cosa fanno le Istituzioni è un dovere che dobbiamo sempre più fare nostro».
Tra i cantieri aperti in questo primo trimestre, troviamo i i lavori relativi al secondo stralcio della cassa di espansione del fiume Reno a Bagnetto (Bo), la sistemazione dell’alveo del torrente Baganza (Pr), il ripristino delle opere idrauliche del Panaro (Mo), il consolidamento della scarpata e la sede dell’ex strada statale 45 a Pradella (Pc). Ancora: gli interventi sul Rio Enzola (Re), la realizzazione delle casse di laminazione del torrente Bevano a Bertinoro (Fc), il progetto preliminare per la sicurezza dei torrenti Marano e Rio Melo (Rn), e la messa in sicurezza di Mezzano, Villanova Traversara sul fiume Lamone (Ra).
Opere necessarie: la fragilità idraulica dell’Emilia-Romagna
Il territorio emiliano-romagnolo si è dimostrato molto fragile dal punto di vista idraulico. Nel modenese, in particolare a Nonantola, lo scorso 6 dicembre la rottura dell’argine del Panaro mandò sott’acqua 4mila ettari di terreno. Appena un anno prima, nel 2019, la Bassa bolognese si alluvionò due volte. A febbraio il Reno ruppe l’argine a Castel Maggiore, alluvionando anche i Comuni di Argelato, San Giorgio di Piano, Castello D’Argile e Pieve di Cento. A novembre, il torrente Idice esondò allagando Budrio.
Andando indietro negli anni, la provincia di Modena fu colpita anche nel gennaio 2014 a causa dell’esondazione del fiume Secchia. Le acque arrivarono a piagare anche zone colpite dal terremoto del 2012.
A preoccupare, più che i fenomeni alluvionali in sè e per sè che sono sempre esistiti nella nostra regione, è la crescente frequenza. Mai, infatti, si erano verificati episodi così numerosi e ravvicinati. Tra le cause, oltre ad una scarsa manutenzione degli argini e degli alvei fluviali, c’è sicuramente una dinamica nuova imputabile ai cambiamenti climatici. Il surriscaldamento, infatti, rende più veloce lo scioglimento delle nevi in Appennino e le acque nei torrenti e nei fiumi si riversano più velocemente in pianura, prima che il sistema idraulico possa smaltire le precipitazioni. I canali artificiali o naturali, già saturi, non offrono più vie di sfogo alle acque montane, quindi la pressione idrica sugli argini dei corsi d’acqua aumenta, fino a romperli o ad esondare.
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