Dopo l’enorme manifestazione del 25 novembre, con più di mezzo milione di persone, Non Una Di Meno l’8 marzo torna in piazza contro la violenza patriarcale in tutte le sue forme. Al centro la lotta contro lo sfruttamento del lavoro sociale e il depotenziamento del welfare.

Contro lo sfruttamento delle lavoratrici e i tagli al welfare

L’ascesa delle destre in Italia e a livello globale ha reso ancora più dure le politiche familiste, razziste e nazionaliste che alimentano sfruttamento e violenza, soprattutto nel lavoro sociale. Proprio su questo tema si è soffermata l’assemblea nazionale di Non Una Di Meno verso l’8 marzo, tenutasi a Bologna 3-4 febbraio, in cui «molte sono intervenute per condividere le difficoltà che vivono in quanto lavoratrici del sociale, del welfare, ma anche come utenti», spiega Greta di Non Una Di Meno.

Soprattutto per chi svolge lavoro di cura il genere è un fattore di sfruttamento, «questo settore è a maggioranza donne, è una professionalità e allo stesso tempo è considerata implicitamente un’inclinazione naturale delle donne», determinando l’invisibilizzazione del lavoro e dinamiche di ricatto che limitano la possibilità di sciopero. Questioni che riguardano da vicino anche le lavoratrici del Sant’Orsola di Bologna, «che si occupano di lavoro essenziale per la riproduzione della struttura ospedaliera» in condizioni ormai insostenibili: salari bassi, mancanza di strumentazione adeguata e assistenza sanitaria a proprio carico.

A questo si aggiungono misure di depotenziamento del welfare del Governo, che producono lavoro povero da un lato, e dall’altro «conseguenze terribili per chi deve accedere a questi servizi anche come utente», dalla privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale alla chiusura dei consultori pubblici e lo sgombero di quelli autogestiti, ulteriormente aggravate dell’erosione delle politiche contro la povertà, la cui platea è a maggioranza femminile. «Chi lavora dentro questi servizi e le persone che accedono a questi servizi si trovano a vivere condizioni di marginalità che sono simili – continua Greta – penso all’impossibilità di accedere alla casa, ma anche alla condizione delle donne migranti, che subiscono il ricatto del permesso di soggiorno». 

L’impianto fortemente ideologico “Dio-patria-famiglia” del governo Meloni è molto evidente in queste misure, «l’abbiamo visto nella legge di bilancio, non è un caso che siano previsti dei bonus per riprodurre la famiglia etero patriarcale bianca», con delle conseguenze che impattano sulla vita materiale delle persone, in particolare delle donne. Non Una Di Meno si schiera contro tutto questo, rivendicando ancora una volta in piazza il riconoscimento del lavoro di cura e un welfare includente per tutte le soggettività, soprattutto per quelle che già si trovano in una condizione di oppressione.

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