Si terrà al Pilastro, più precisamente al circolo Arci “La Fattoria” di via Pirandello 6, l’incontro organizzato dall’associazione Sopra i Ponti per raccontare il viaggio compiuto in Marocco da tre ragazze bolognesi di origine straniera tra i 20 e i 27 anni, intervistate da un’altra ventenne di origine marocchina. “4 ragazze per 4 continenti” è il titolo dell’iniziativa che si svolgerà domani, mercoledì 8 settembre, alle 19.00.

Un viaggio per la diaspora e l’appartenenza

Sopra i ponti organizza da tempo viaggi di turismo responsabile e, nello specifico, il viaggio in Marocco compiuto dalle ragazze aveva un obiettivo duplice. Da un lato, intervenire su uno dei temi problematici dei giovani con un background migratorio, cioè la definizione della propria doppia appartenenza. «Pensiamo che conoscere un Paese di provenienza in modo diverso, come portatore di potenzialità e non solo di bisogni, e conoscere le potenzialità della diaspora possa aiutarli», spiega l’associazione. Dall’altro un approfondimento sulla diaspora, che ha un’esperienza ormai matura in termini di cosviluppo e cittadinanza attiva, per cui si tenta di passare il testimone alle giovani generazioni.

Le partecipanti sono state Komal Asad di orgini pakistane, Ruta Mulugeta di origini etiopi, Hanan Boukhbiza di origini marocchine, Dorothy Yufra Vega di origini peruviane, accompagnate da Mohamed Rafia Boukhbiza (ass. Sopra i ponti) e Monica Macchi (ass. Baobab Onlus, Milano).
In ogni tappa le giovani partecipanti hanno conosciuto cooperative femminili agroalimentari e associazioni giovanili toccando con mano la resistenza delle donne rurali e il dinamismo dei giovani. Durante il viaggio, hanno potuto partecipare alla realizzazione di murales insieme alle associazioni giovanili locali, contribuire alla pulizia dell’oasi e della foresta di argan e conoscere realtà culturali locali.

«Io sono di origini pakistane ma non sono mai tornata nel mio Paese d’origine – racconta ai nostri microfoni Komal – Quando sono stata in Marocco, molte cose assomigliavano a quelle del mio Paese d’origine, quindi mi davano un effetto di vicinanza. Un conto è quando impari le cose da bambina nel tuo Paese d’origine, un conto è vederle da grande: è stato bellissimo».

ASCOLTA L’INTERVISTA A KOMAL ASAD: