Negli anni ‘70 Gitta Sereny, giornalista ebrea ungherese, ma nata in Austria e con passaporto inglese si recò nel carcere di Düsseldorf, in Germania, e intervistò il comandante nazista Franz Stangl. Da quell’esperienza nacque il libro “In quelle tenebre”, che è il punto di partenza dello spettacolo teatrale “La verità è un intreccio di voci – 10 domande di Gitta Sereny”, che verrà messo in scena oggi e domani, 19 e 20 gennaio, a Làbas, nella Sala del Silenzio di Vicolo Bolognetti 2.
In scena a Làbas lo spettacolo con 10 domande di Gitta Sereny a Franz Stangl
“La verità è un intreccio di voci” è un progetto del regista e attore Rosario Tedesco, che nelle repliche emiliano-romagnole sarà coadiuvato da Fabio Pasquini, parte proprio dal libro di Gitta Sereny, che è diventato un classico della letteratura sulla Shoah.
Per 70 ore la giornalista intervistò Stangl, che fu comandante dei campi di sterminio di Sobibór e Treblinka, in Polonia, nel 1942-1943. «A lui si può imputare la morte di 900mila persone», osserva ai nostri microfoni Tedesco.
Quell’incontro fu una vera e propria discesa delle tenebre nell’orrore nazista, ma le domande con cui Sereny interrogò Stangl rappresentano ciò su cui oggi tutti noi ci dobbiamo interrogare.
Lo spettacolo di Tedesco, del resto, non assume una forma “tradizionale”. Realizzato con la collaborazione del Museo Ebraico di Bologna e inserito nelle iniziative per celebrare la Giornata della Memoria, “La verità è un intreccio di voci” prevede un’interazione stretta col pubblico, a cui il regista e attore consegna casualmente dieci buste chiuse contenenti le domande di Gitta Sereny, a cui lo stesso Tedesco risponderà leggendo brani del libro.
Lo stesso regista riporta che a volte, con alcune domande più emotive, si percepisce la voce rotta dello spettatore che le legge.
«Come un messaggero da tragedia greca – osserva il regista – Gitta Sereny, colei che pone domande, ha visto l’orrore ed è tornata indietro da quel confine, per noi inesplorato, per raccontarcelo. Oggi, nel nostro tempo fuori sesto, nel nostro presente che vede la comunità sempre più spezzata e preda dei suoi peggiori istinti, oggi il delicato ruolo di Gitta Sereny, credo debba esser affidato proprio alla comunità, ovvero al pubblico convenuto, che così non solo assisterà alla discesa ad inferos, ma ne diverrà parte attiva e motrice».
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