Sonorità aspre, fra alternative-rock e post-hardcore, un basso distorto e una batteria pressante e imponente, nelle persone rispettivamente di Luca Cavina (membro anche dei “Calibro 35) e Paolo Mongardi.

A prima vista sono queste le definizioni di base attribuibili al loro duo, gli “Zeus!”. Ma Luca Cavina ci ha subito smentito: sono tante le definizioni di genere, tante le etichette, ma il modo migliore per conoscerli è andarli a sentire. “Anche perchè “Zeus!” ha la possibilità di piacere a grandi e piccini, anche se fa delle cose particolari”.
E’ possibile accogliere l’invito di Cavina andandoli a sentire Domenica, primo Novembre, al Freakout di Bologna. Oppure, per i più impazienti, anche stasera a Roncade: i due apriranno il concerto dei Verdena al New Age. Un’occasione per testimoniare quanto Luca ci ha detto: “Siamo in due, ma sembriamo molti di più. Capita spesso che si stupiscano nel vedere in quanti siamo”.

La band imolese è ormai al terzo album (Motomonotono,Three One G Records, 2015), dopo una collaborazione iniziata nel 2010 (con il disco “Zeus!”), a cui segue “Opera” nel 2013.
Motomonòtono o Motomonotòno? E’ un titolo che gioca con l’ onomatopea e, giocando, accetta un accento libero. Ma dietro lo scherzo troviamo subito l’essenza del disco: “toni sempre uguali a se stessi, ma ogni volta sempre leggermente diversi. Qualcosa di ripetitivo ma con un moto al suo interno“. L’idea è scaturita a poco a poco, in maniera totalmente naturale (come sempre) ma più elaborata rispetto al passato. Gli Zeus! degli esordi erano pervasi da quella che Luca definisce “la freschezza del progetto appena nato”, brani “cotti e mangiati”, che ora piano piano cedono il palco a un tipo di composizione “più celebrale”. Dalla naturalezza e spontaneità dei primi dischi, quindi, ad una sorta di riflessione sulla loro stessa modalità di composizione, in un progetto finale autoreferenziale. Con estrema semplificazione si potrebbe dire: un album che parla di se stesso.
“Un passaggio dal concreto all’ astratto. La fase live compensa questa astrattezza. Il disco presenta la modalità di evoluzione nella scrittura. Dal vivo esce fuori l’aspetto dei primordi di Zeus!.” Modalità e caratteristiche che impongono come pressante la necessità di porre l’attenzione su due elementi: modalità creative e live.
Se Motomonotono è un viaggio verso l’astrattezza, qual è il punto di partenza e di arrivo di questo viaggio? La naturalezza, sia del processo di composizione iniziale che del live. “Abbiamo una fase in sala prove in cui buttiamo idee spontanee, le registriamo e le collezioniamo. Poi, suonando, alcune cose le scartiamo naturalmente”.

A questo, segue un periodo di rielaborazione anche fuori dagli studi dovuto ai tanti impegni dei due membri, una fase più meditativa, il periodo “dell’astrazione”.

Poi la sintesi di entrambi i momenti: il concerto. Un momento fisico, concreto, genuino e allo stesso tempo quasi ascetico. “Una sorta di yoga super-estremo, un po’ violento, che ci tiene molto in tensione, in una sorta di trance. Qualcosa di mantrico che crea contemporaneamente una tensione continua. Il live è lo sport che pratichiamo.”
In questo album, più che negli altri, è possibile addentrarsi nel grande bagaglio musicale di cui si è nutrito questo duo, in cui il Metal è solo la scorza iniziale e superficiale, il cui cuore è invece rappresentato dalle influenze più disparate: Steve Reich, minimalismo anni ’70 e molto altro. “Forse ci hanno influenzato anche di più di altri gruppi metal”.

Questa grande varietà di generi è vissuta fino in fondo nella quotidianità di Luca, membro anche dei Calibro 35, soggetto a una costante e rapida alternanza fra i tour che egli definisce “spaesante ma anche rigenerante. Con i Calibro suono cose meno faticose per me. Fa bene questa alternanza“. Rilassamento, meditazione ed esplosione: questo lo sport degli Zeus!.

Di Alice De Gregoriis