“Il primo #MeeToo operaio”. Così l’avvocata Marina Prosperi definisce la ribellione delle lavoratrici di Yoox che scioperarono contro maltrattamenti e molestie nei capannoni di MrJob. Alla vigilia dell’8 marzo, lavoratrici e solidali finiscono a processo per aver bloccato le merci e fermato la produzione, nonostante l’autore delle molestie sia già stato condannato in primo grado. La solidarietà di Non Una Di Meno Bologna.

Undici facchine della cooperativa Mr Job, che confeziona capi di abbigliamento per conto della Yoox, hanno deciso di denunciare il trattamento indegno e le molestie sessuali ricevute sul luogo di lavoro da parte di capireparto della stessa Mr. Job. A quattro anni da allora, seppure rischino di essere processate per quello sciopero, ne rivendicano la necessità.

Le vicende che coinvolgono la Yoox, sito di e-commerce di abbigliamento, la Mr. Job, cooperativa a cui la Yoox dà in appalto il confezionamento dei vestiti, e undici lavoratrici di quella cooperativa risalgono al 2014. Nel giugno di quell’anno, l’avvocata Marina Prosperi compila una lunga denuncia in cui, dalle parole di quelle lavoratrici, si segnalano condizioni di lavoro improprie, soprusi, abusi e molestie sessuali da parte di diversi caporeparto. Nel gennaio del 2017, uno di loro è condannato ad 1 e sei mesi per violenza privata sul luogo di lavoro.

Oggi, a poco più di un anno di distanza, l’udienza preliminare del processo in cui “a decine di persone, lavoratori della Mr. Job e gente solidale con essi che manifestavano davanti i magazzini della cooperativa, all’interporto di Bologna, per il trattamento ricevuto sul luogo di lavoro, è contestato di aver impedito il passaggio dei mezzi, il carico e lo scarico delle merci, l’ingresso nel magazzino per chi non partecipava alla protesta”, secondo le parole di Elisabetta De Renzo, anche lei avvocata dello studio Prosperi.

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“I nostri diritti come lavoratrici erano violati in continuazione”, sostiene una delle undici facchine che nel 2014 decisero di mobilitarsi per porre fine a quei soprusi e che oggi è tra gli imputati. “Il sindacato SiCobas ci ha appoggiato nel protestare e giungere ad un accordo per migliorare le nostre condizioni di lavoro. Da lì è partito lo sciopero che è durato due giorni e a quattro anni di distanza tante cose sono migliorate. Innanzitutto, la paga che era misera; poi, i responsabili non ci trattano più come una volta”. Era necessario scioperare, quindi, per essere ascoltati. Eppure l’effetto di prendere il rispetto di alcuni diritti fondamentali sul luogo di lavoro è l’accusa di aver impedito ad altri il lavoro stesso.

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A rendere ancora più significativa la storia di quelle undici lavoratrici, è la concomitanza dell’udienza di oggi con la vigilia della giornata internazionale della donna. Infatti, questa è anche l’ennesima storia di prepotenza maschile contro le donne sul luogo di lavoro.
“Potremmo definirlo il primo caso di #MeeToo operaio”, sostiene Prosperi all’uscita dall’udienza preliminare, facendo riferimento alla campagna mondiale contro le molestie patriarcali.
L’udienza, fa sapere Prosperi, è stata rinviata al 9 luglio, ma sono in molti a sottolineare come il processo verso le lavoratrici assomigli tanto ad un processo alle vittime.

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Fuori dal tribunale, però, c’era anche il movimento femminista. “Noi stamattina stiamo sostenendo questo presidio di lavoratrici della Yoox, molte delle quali donne emigranti, che hanno ingaggiato una dura lotta e hanno vinto contro capi e capetti che utilizzavano la molestia sessuale come mezzo di disciplina e ricatto”, commenta Roberta di NonUnaDiMeno. “Questa non è la battaglia contro un singolo, ma contro un sistema e contro un tipo di violenza, quello degli uomini sulle donne, che è sistemica e che riguarda lo sfruttamento sul luogo di lavoro. Le facchine hanno scioperato e verranno punite per aver espresso il loro rifiuto della violenza”.

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In questa storia, quindi, lo sfruttamento del lavoro si intreccia alla violenza di genere in modo emblematico e per questo non riguarda né solo i lavoratori ed i sindacati, né solo le donne e le associazioni di lotta alla violenza di genere. Riguarda tutti, come sempre quando sono in gioco diritti fondamentali da tutelare. Ed infatti tutti domani, lavoratrici e studenti, uomini e donne, scenderanno in Piazza Maggiore per esprimere la loro contrarietà alla violenza sistemica in uno sciopero che unisce più di sessanta paesi in tutto il mondo.  

Marta Campa