L’Istituto Superiore di Sanità, il Ministero e l’Associazione Italiana di Pediatria hanno lanciato l’allarme per le conseguenze del calo delle vaccinazioni. La stampa riporta alcuni casi di bambini morti per malattie considerate debellate. Un tema così delicato, però, rischia di essere drogato da dogmi, complottismo e un ruolo non secondario e non positivo dei social network. Abbiamo interpellato due medici con visioni diverse, i cui pareri possono aiutarci a formarci un’opinione.

Il tema, va detto subito, è delicato perché attiene alla salute pubblica, in particolare la salute dei soggetti più fragili: i bambini. Proprio per la delicatezza dell’argomento, dunque, occorre non trincerarsi subito dietro le proprie convinzioni o ideologie, ma cercare di capire meglio quello che sta accadendo prima di farsi un’opinione.
Da qualche tempo, in Italia, si registra un calo delle vaccinazioni. Un numero crescente di genitori sceglie di non vaccinare i propri figli, perché spaventato dalle possibili conseguenze sul sistema immunitario, e quindi sulla salute, che i farmaci utilizzati per rendere immuni i soggetti ai batteri di svariate malattie potrebbero avere.

Un ruolo, in questo senso, lo hanno certamente avuto i social network, che in Italia stanno da tempo diventando il luogo principale per il reperimento di informazioni. In essi, però, si mescolano spunti critici ad autentiche bufale paranoiche, posizioni argomentate e documentate a complottismi senza alcun fondamento. Il rischio, quindi, è che la suggestione possa portare a modificare i comportamenti delle persone, con conseguenze che talvolta rischiano di essere gravi.

I DATI. Secondo i dati del Ministero, in Italia sono scese sotto la soglia, considerata critica, del 95% le vaccinazioni obbligatorie, ovvero quelle contro la poliomelite, il tetano, la difterite e l’epatite B. Il calo maggiore, però, si registra per i vaccini considerati facoltativi (il morbillo, la parotite e la rosolia), la cui copertura oggi è all’86%, scesa di ben 4 punti in appena un anno.
Pochi giorni dopo la diffusione dei dati, sui media sono iniziati a circolare articoli che lanciavano l’allarme per “i primi casi di bambini morti”. Va però detto, visto il plurale utilizzato in certi titoli, che il Ministero non ha rilasciato alcuna statistica né alcuna casistica su quanti bambini siano effettivamente morti a causa di una mancata vaccinazione.

I BAMBINI MORTI. “I casi ci sono anche se non si fanno i manifesti ogni volta che muore un bambino”, ha detto ai nostri microfoni Alberto Villani, vicepresidente della Società Italiana di Pediatria. Nel suo lavoro all’ospedale Bambin Gesù di Roma, Villani afferma che una bambina è morta a gennaio 2015, proprio a causa di una malattia considerata dimenticata, e assicura che altri casi sono stati registrati in Toscana e in Piemonte.
Su Repubblica Bologna di ieri, domenica 11 ottobre, è stato pubblicato un articolo che riportava un caso avvenuto sotto le Due Torri: una bimba di un mese, quindi non ancora in età vaccinale, è morta ad inizio ottobre per le complicazioni dovute alla pertosse. Ciò potrebbe essere dovuto ad una maggiore presenza dei batteri della pertosse, dovuta a sua volta al calo delle vaccinazioni.

LA SOGLIA VACCINALE. “Anche se ai cittadini può sembrare di poco conto – spiega Villani – il calo di pochi punti percentuali nella copertura vaccinale nazionale può portare a grossi rischi, dal momento che la quantità dei batteri di una malattia in circolazione aumenta, rendendo quasi vana la vaccinazione per tutti”. Si tratta del cosiddetto “effetto gregge” o “immunità di gregge”, ovvero la protezione comunitaria dovuta ad un’alta copertura vaccinale.
Su questo terreno si registra una prima divergenza di approccio con Eugenio Serravalle, medico pediatra, presidente dell’Associazione di Studi e Informazioni sulla Salute, ed autore di diversi libri critici sulla vaccinazione sempre e comunque. “In Austria, ad esempio, ci sono percentuali di copertura vaccinale molto più basse che in Italia, eppure non si è registrata alcuna epidemia”. Per il pediatra, quindi, c’è molta confusione e si sta registrando l’ennesima campagna impostata sulla paura.

COMPLOTTISMO O CRITICA? Serravalle tiene a specificare di non essere contrario ai vaccini, che ritiene uno strumento utile e importante, ma di avere semplicemente un approccio critico, dovuto a come spesso viene affrontato il tema. In particolare, non accetta il dogma del vaccinarsi sempre e comunque senza essere adeguatamente informati su ciò che la vaccinazione comporta.
Se è vero che uno dei punti che Serravalle solleva riguarda gli interessi delle case farmaceutiche – il che può evocare le teorie più spinte tipiche del complottismo – il medico spiega anche le sue ragioni: “c’è bisogno di sottolineare è che in pratica non è più possibile effettuare i vaccini singoli. Da una parte si sostiene la volontà di eradicare la rosolia, poi non si offre più la disponibilità proprio del vaccino contro quella malattia che si vuole eradicare”. In altre parole, la linea dettata dalle case farmaceutiche gioca un qualche ruolo.
“Non è scandaloso che le case farmaceutiche cerchino di fare profitto col loro mestiere – osserva invece Villani – È normale che sia così e non si può considerare un crimine, invece che un merito, il fatto che producano vaccini. Detto questo, cosa c’entra con l’importanza della vaccinazione?”.

GLI EFFETTI COLLATERALI. Per Serravalle è necessario che sui vaccini si faccia un’informazione corretta e obiettiva, senza trascurare nulla e senza propendere sempre e necessariamente in una direzione. “L’essere passati da 3 vaccinazioni a 16 – spiega il pediatra – senza dati certi delle interazioni di una pratica vaccinale esasperata sullo stato di salute complessivo dei bambini suscita perplessità non solo tra i genitori. Gli studi di confronto dello stato di salute dei vaccinati e dei mai vaccinati non sono stati eseguiti, con la motivazione della non eticità di tali indagini”.
Una posizione che non trova d’accordo il vicepresidente della Società Italiana di Pediatria Villani: “Basta mettere sul piatto i rischi. Le vaccinazioni possono provocare qualche linea di febbre ed un arrossamento nella zona dell’iniezione, ma le conseguenze a cui si va incontro non vaccinandosi sono di gran lunga più gravi. Se è vero che in rarissimi casi, uno su un milione o su dieci milioni, possono esserci conseguenze anche più serie, è altrettanto vero che ciò vale per qualunque farmaco che assumiamo”.

I COSTI SANITARI E UMANI. In epoca di tagli alla Sanità, per Villani è necessario sottolineare anche qual è l’impatto economico di una mancata vaccinazione: “Se un soggetto si ammala di meningite, la sua cura in fase di rianimazione può costare fino a 150mila euro e lo stesso singolo soggetto, nel corso della sua vita, può costare fino a 2,5 milioni di euro al sistema sanitario”.
Al di là dei costi, però, per Villani il fatto grave rimane che nel 2015 ci possano ancora essere bambini che muoiano per le conseguenze di una mancata vaccinazione e i genitori dovrebbero sapere che chi non è vaccinato non rappresenta un pericolo solo per se stesso, ma per l’intera collettività.