Dopo la sentenza che condanna lo Stato Italiano al risarcimento dei familiari delle vittime del DC-9 Itavia per non aver garantito la sicurezza nei cieli, Andrea Purgatori, giornalista che si è a lungo occupato della vicenda, commenta la sentenza che riafferma come l’aereo caduto il 27 giugno 1980 sia stato abbattuto da un missile.

“E’ una sentenza che rende giustizia, dal punto di vista economico, ai familiari delle vittime di Ustica per 33 anni di inchieste che non hanno portato a nessuna conclusione” secondo Purgatori. La sentenza nasce da una ricostruzione meticolosa degli avvenimenti come già effettuata dal giudice Priore nel ’99. “Il DC-9 sarebbe stato vittima inconsapevole di una battaglia aerea tra caccia, presumibilemente libici e francesi” sostiene il giornalista.

Per capire di chi siano le responsabilità penali si deve attendere la fine dell’inchiesta in corso alla Procura di Roma, dove si attendono le rogatorie internazionali da paesi come la Francia e la Libia. “Non c’è ancora stato un processo per accertare le responsabilità della strage. L’altro processo penale ha riguardato i depistaggi, e attribuire una verità diversa a quel processo, credo sia una forzatura. Dobbiamo aspettare che i magistrati finiscano il loro lavoro” ha sottolineato Purgatori. “Stiamo parlando di un segreto incoffessabile altrimenti non sarebbero passati trentatre anni senza una risposta certa” dice il giornalista. Rigettando l’ipotesi della bomba a bordo dell’aereo, ritiene che: “la questione è internazionale. Ci sono una serie di paesi potenzialmente coinvolti, e questo lo afferma la Nato nei documenti trasmessi alla magistratura italiana, dai quali si capisce che ci sono almeno tre o quattro aerei francesi non indentificati, in azione sui cieli del Tirreno proprio in concomitanza con l’esplosione del DC-9″.

Rispetto al coinvolgimento della Francia nella vicenda Purgatori è convinto che “fino ad ora il governo francese ci ha dato risposte reticenti o che non corrispondono alla verità, fornendo elementi palesemente falsi, come per la questione dei caccia partiti dalla base di Solenzara in Corsica”. Il giornalista continua riferendo che il giudice Borsellino, all’epoca procuratore di Marsala, che indagò su Ustica prima che gli “scippassero” l’inchiesta, “era furibondo perchè quando andò a chiedere l’elenco dei militari in servizio al radar di Marsala la sera di quel 27 giugno si vide consegnare un pezzo di carta completamente falsificato, dal quale risultavano in servizio militari in licenza o in viaggio di nozze. Ricordo che mi disse”, continua Purgatori, “che se fosse stato per lui sarebbe entrato manu militari nella base per fare chiarezza su quello che veramente era accaduto”.

“Il complesso di queste vicende ci fa capire che questa è una verità inconfessabile. Speriamo che dopo 33 anni siamo veramente vicini a capire quello che è accaduto” conclude.

Francesco Ditaranto