Ncd non si accontenta dello stralcio della stepchild adoption e, dopo il credito dato da Renzi, alza il tiro sul ddl Cirinnà. Infuriate le associazioni lgbt, che oggi sono tornate in Senato per un presidio permanente. Branà (Cassero): “Gli alfaniani sanno fare politica molto meglio di 101 senatori Pd”. E poi si sfoga: “Craxi si beccò monetine per molto meno”.

Unione Civili: Il partito di Alfano continua a fare melina

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dichiarato che lo stralcio della stepchild adoption non è sufficiente. Ncd sta facendo pressione affinchè nel maxi emendamento vengano eliminate le equiparazioni al matrimoni, che il partito di Alfano ritiene incostituzionali. Slitta così a stasera la votazione sul ddl Cirinnà. Resta comunque il rischio di vedere un ulteriore rinvio dovuto alla richiesta di Forza Italia di avere maggior tempo per esaminare il testo rimaneggiato. Il Pd, che ha deciso di rinunciare all’appoggio dei Cinque Stelle, si trova diviso tra i renziani che puntano tutto sul dialogo con Alfano e i verdiniani e la minoranza dem che, oltre ad aver mal digerito lo stralcio della stepchild adoption, ritiene irricevibili le richieste di ulteriori modifiche. Resta l’incognita sul voto di fiducia che i partiti di opposizione non sono disponibili a dare.

Gli eventi delle ultime 48 rischiano di portare ad una profonda revisione della legge. Il testo che verrà così presentato risulterà profondamente snaturato rispetto alla proposta originale. “Per noi un testo così modificato è irricevibile – afferma ai nostri microfoni Vincenzo Branà, presidente del Cassero – La via dell’ulteriore ribasso è frutto del semplice passaggio del boccino ad una forza politica assolutamente minoritaria. Delegare il peso di una scelta politica così importante ad un omofobo come Alfano è assurdo”.

Per Branà, però, probabilmente tutto era già scritto. “La trattativa con Ncd è stata portata avanti in fase di rimpasto di governo. L’esito era già organizzato da tempo – accusa il presidente del Cassero – Renzi ha fatto un chiaro calcolo politico in vista delle elezioni, che nulla ha a che fare coi diritti delle persone. Quelli non lo sfiorano nemmeno. Dobbiamo prendere atto con molta serietà di questo atteggiamento perchè il nodo politico è: chi si fa carico dei diritti di queste famiglie? La risposta è: nessuno”.

Branà, insieme ad altre realtà lgbt, è in viaggio per raggiungere il presidio organizzato fuori dal Senato e ritiene che il clima scatenato da questi ultimi sviluppi è destinato a diventare ancora più teso. “Craxi si meritò le monetine per molto meno di quello che abbiamo visto in termini di porcate in questo Senato. Si sta ledendo la dignità di quella fetta numerosa di popolazione rappresentato dalle persone lgbt. Persone che stanno esercitando un diritto e un dovere andando davanti al Senato a rivendicare la loro dignità”.
Il presidente del circolo bolognese non vuole sentire discorsi sui toni che verranno usati. “I toni sono già stati abbondantemente trascesi nell’Aula istituzionale – osserva – Quando si dà via al peggio, ci si deve anche assumere la responsabilità sui toni delle risposte”.

E a chi sostiene che è meglio portare a casa una legge sulle unioni civili snaturata, piuttosto che trovarsi a una nuova sconfitta in stile Dico, risponde: “L’omofobia è una cosa che a volte addirittura si interiorizza. Io non ci sto a dare il mio appoggio ad una legge che mi tratta come un cittadino di serie B in questo modo. Non ci sto a farmi normare la vita da Alfano. Non c’è nulla da salvare neanche tanto nella legge, ma in tutto il processo. Tanto più che la valutazione su cosa tenere e cosa mollare non compete a noi che non sediamo in Parlamento. A noi compete di fare una battaglia sul pieno ottenimento dei diritti e della dignità. Chi pensa che questa battaglia possa essere approssimata si sbaglia di grosso”.

Gabriele Amadori