Un cortometraggio e un corso di formazione contro lo stalking. È “Stop Stalking”, il progetto di VideoOne in collaborazione con la Casa delle donne che rappresenta un piccolo vademecum per sfatare falsi miti e dare una maggiore informazione rispetto al problema.

Cos’è lo stalking? Come si può fare per difendersi? Quali sono le caratteristiche dello stalker? Sono queste alcune delle domande a cui vuole rispondere il progetto “Stop Stalking. Un film. Un corso. Testimonanianze”, firmato dal regista Deodato in collaborazione con la Casa delle donne di Bologna e patrocinato dal Comune. Il dvd, che sarà distribuito presso i supermercati Coop, è costituito da tre parti: un cortometraggio sul tema dello stalking, una raccolta di contributi e testimonianze e un corso di formazione, tenuto da alcune esperte delle Casa delle donne, per spiegare nel modo più semplice come comportarsi quando si vive questo problema.

Sono recenti le norme in materia e l’approvazione della legge che nel 2009 ha introdotto il reato di “Stalking”, e hanno contribuito in parte a far sì che molte vittime denunciassero i loro persecutori, anche se vi è spesso la tendenza a minimizzare il fenomeno.

Il progetto nasce proprio dall’esigenza di promuovere una cultura diversa per una maggiore parità tra i generi e un rispetto nelle relazioni, poiché questo fenomeno è causato da meccanismi di potere tra i ruoli. Si delineano così la figura del cacciatore e della preda. L’obiettivo è quello di innalzare l’attenzione sul fenomeno e arrivare alla maggior parte dei cittadini e delle cittadine.

“La violenza contro le donne è un problema complesso, multidisciplinare e va attaccato da più fronti – spiega Angela Romanin, vicepresidente della Casa delle Donne – quello che i centri antiviolenza chiedono da molti anni è un piano d’azione strutturale, già incardinato nella legge contro il femminicidio, ma ad oggi è ancora tutto bloccato. I centri antiviolenza devono essere finanziati dallo Stato, come è stato già previsto dalla Convenzione di Istanbul”

Secondo la ricerca dell’Istat, l’unica fatta in Italia risalente al 2006, le donne adulte che hanno subito violenza fisica o sessuale sono su una media nazionale il 31,9%, mentre il 39% nella sola regione Emilia-Romagna, il 14,2% ha subito violenza domestica, il 18% ha subito stalking.

Fondamentali sono una sensibilizzazione e una formazione anche per coloro che incontrano le vittime di violenza per dare un buon supporto e stabilire una relazione di fiducia con chi chiede aiuto, oltre all’effettiva applicazione delle leggi.

“È necessaria una formazione al concetto di genere, poiché le donne che subiscono violenza non sono soggetti deboli, non si tratta di complicità se non denunciano chi le ha maltrattate, ma si tratta di oggettive ragioni di paura e prudenza che chiunque di noi adotterebbe in quella situazione. Sfatiamo, dunque, il mito della donna che subisce violenza come sesso debole. Sono donne che non hanno la possibilità di usufruire di misure concrete ed efficienti per uscire da quella situazione”, sottolinea Romanin.

La violenza di genere affonda le sue radici in quello che è innanzitutto un problema culturale, non può essere sconfitta dai soli centri antiviolenza, da associazioni o dalle donne che la subiscono. L’invito di Romanin è chiaro: “Tutti insieme dobbiamo togliere acqua alla fonte della violenza”.

Alina Dambrosio