La Federazione Autonoma Bancari Italiani organizza “Passi differenti”, un convegno inserito nel festival “La violenza illustrata” per contrastare le discriminazioni di genere nel mondo bancario. Accusate di arrivismo e vittime di gender gap, le donne che lavorano in banca hanno titoli di studio mediamente più alti, ma solo il 20% raggiunge l’alta dirigenza. L’intervista ad Anna Maria Zanardi, segretaria Fabi.

Discriminazioni di Genere: il convegno sulle banche

Le donne che lavorano in banca sono quasi la metà, ma solo il 20% raggiunge l’alta dirigenza. Eppure sono mediamente più istruite, dal momento che il 38% di loro ha una laurea, contro il 33% dei colleghi maschi.
Nell’ambiente di lavoro si sentono accusare di carrierismo o vittimismo, con frasi come “Quello che le donne vogliono veramente è avere più potere degli uomini”, “Molte donne, con la scusa dell’uguaglianza, cercano in realtà  favoritismi per fare carriera”, oppure “Le donne tendono ad ingigantire i problemi che hanno sul lavoro” e anche “Quando le donne perdono in una competizione corretta con gli uomini è tipico  che si lamentino di essere state discriminate”.

Per contrastare il sessismo e le discriminazioni di genere all’interno delle banche, la Federazione Autonoma Bancari Italiani (Fabi) organizza un convegno, inserito nel festival “La violenza illustrata” e in programma per venerdì 24 novembre al Cinema Galliera.
Nell’incontro, intitolato “Passi differenti” interverranno Anna Maria Zanardi, segretaria provinciale Fabi, Luisa Rosati del Centro di ricerca sugli studi di genere dell’Università di Pavia, l’avvocato giuslavorista Paolo Berti e Valeria D’Onofrio della Casa delle Donne di Bologna.

“Come sindacato dei bancari, impegnato come sempre nella difesa della categoria, che mai come ora sta subendo trasformazioni legate alla digitalizzazione e alla situazione di crisi del sistema bancario – spiega Zanardi – abbiamo ritenuto opportuno occuparci di un argomento che sta coinvolgendo la società civile. Organizzare un’assemblea al fine di coinvolgere il numero più elevato possibile di lavoratrici e lavoratori parlando di stereotipi di genere sui luoghi di lavoro  auspichiamo serva come  spunto di riflessione per generare una consapevolezza nuova. Non abbiamo la presunzione di cambiare il mondo, ma speriamo che anche un piccolo contributo possa fare la differenza”.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ANNA MARIA ZANARDI: