Il Parlamento Europeo, in procedura di co-decisione, ha approvato la riforma della Politica Agricola Comune. Una riforma profondamente migliorata rispetto alla proposta originaria di due anni fa, che danneggiava pesantemente l’agricoltura italiana.

Dopo due anni di discussione, il Parlamento Europeo, nella veste di co-decisore, come dalle disposizioni del Trattato di Lisbona, ha approvato la riforma della Politica Agricola Comune dell’Unione Europea. E’ stata profondamente rivista la proposta, avanzata due anni fa, che non tutelava l’agricoltura italiana e mediterranea.  

“E’ importante avere un sistema efficiente, strategico per il futuro, che possa rispondere alle future richieste di cibo” dice Stefano Leporati, esperto di politiche comunitarie della direzione nazionale Coldiretti.
Si tratta di “una riforma complessa, dai pagamenti diretti allo sviluppo rurale” afferma Leporati.

“La proposta iniziale -spiega il dirigente Coldiretti- era molto penalizzante per l’Italia, perchè non le riconosceva tutte le peculiarità di un’agricoltura mediterranea, molto differente da quella dei paesi del nord-Europa. Era una proposta che riconosceva e tutelava l’agricoltura del nord, cioè quella del pascolo. La riforma approvata, invece, permette la sussidiarietà. Gli Stati membri possono applicare delle misure secondo il proprio modello di sviluppo. In questo senso, Coldiretti crede che sia fondamentale premiare soprattutto chi vive di agricoltura, premiare la qualità e i giovani agricoltori.”

Per quello che riguarda le misure green, “gli agricoltori dovranno destinare una parte della loro azienda a fini ecologici. Vengono riconosciute -continua Leporati- le colture permanenti, come i vigneti, nella loro valenza ambientale, alla stregua dei pascoli dell’Europa settentrionale. E’ stata introdotta, inoltre, una misura per le avversità ambientali e vengono sviluppate una serie di misure per la filiera corta.”

“Da una ricerca Coldiretti, è emerso che mangiare in Italia costa l’11% in più che nel resto d’Europa. La ragione sta nell’aumento d’importazioni dall’estero, colpa di un modello di sviluppo industriale sbagliato, che ha tagliato il 15% delle campagne. Ogni giorno si perde l’equivalente di 400 campi di calcio, che è più destinato al settore agricolo. Da qui -conclude Stefano Leporati- l’importanza strategica del settore agricolo, che deve essere mantenuto efficiente per il futuro” .

Francesco Ditaranto