Sono appese a un filo le residue speranze di pace nel Sud-est Ucraina.Tra 48 ore, nell’incontro di Minsk, si capirà se i venti di guerra che stanno spazzando l’Europa porteranno a uno scontro militare tra l’Ucraina filoccidentale e i filorussi appoggiati da Putin

Ancora non svelati i punti della discussione che si terrà mercoledì a Minsk tra i leader di Ucraina, Russia, Francia e Germania. Probabilmente si tenterà di rilanciare quelli già dibattuti lo scorso settembre nella capitale bielorussa, ma sono già attese nelle prossime ore possibili anticipazioni.

Il progetto del nuovo accordo di pace potrebbe prevedere la creazione di una area demilitarizzata nella zona dell’Est dell’Ucraina, dove sono in corso i combattimenti tra l’esercito ucraino e i separatisti filorussi. Ai tempi dell’accordo di settembre sì parlò di 15-20 chilometri. Oggi l’obiettivo potrebbe essere più ambizioso e secondo indescrizioni si ambisce addirittura a 50/ 70 chilometri di estensione. Un altro punto sul tavolo sarebbe il controllo dei confini tra Russia e Ucraina attualmente interessati da continui passaggi di armi e uomini che costituiscono una grave minaccia alla sovranità dello stato ucraino, nonchè una violazione del diritto internazionale. Molto importante anche il focus sullo status dello zone controllate dai ribelli che al momento sono strette da due fuochi: da una parte il Cremlino spera nella concessione di un’ampissima autonomia, che potrebbe sfociare nel tanto auspicato federalismo, dall’altra Kiev non intende fare alcuna concessione sulla sua integrità territoriale e rinnova a Mosca l’invito a non interferire nelle questioni di uno stato sovrano e indipendente.

“Altra questione scottante, ma trascurata dai media, è la sospensione da parte del governo ucraino degli stanziamenti alla popolazione delle zone occupate del Dunbass” ci dice Pietro Rizzi,  giornalista dell’East Journal, che spiega come dallo scorso autunno i cittadini di queste zone si siano visti bloccare ogni trasferimento statale. Si parla di pensioni, di Welfare in generale, di tutti quegli spostamenti di denaro che in ogni stato dalla capitale raggiungono le zone periferiche. Alla luce del malcontento della popolazione e della crisi economica che attanaglia la popolazione, i ribelli e la Russia spingono affinchè vengano ripristinati i finanziamenti, ma Kiev rimane diffidente, temendo che quei soldi possano finire nelle casse dei separatisti.

Infine l’ultimo punto all’ordine del giorno potrebbe essere il controllo degli accordi. Ci si domanda, nella speranza di trovare risposta nel meeting dei prossimi giorni, quale sarà, una volta ragiunta un’intesa, l’organo preposto a controllarne il rispetto e l’effettiva applicazione.

Sembra l’ultima possibilità per raggiungere un compromesso ed evitare che l’escalation militare nel Donbass si trasformi in un conlitto aperto tra Ucraina e Russia. Se americani ed europei rifornissero l’esercito di Kiev sarebbe difficile scongiurare un aumento esponenziale dell’ingerenza militare di Mosca. “Tuttavia il coinvolgimento di Hollande e Merkel lascia ben sperare” secondo Rizzi. “Qualora mercoledì fosse davvero raggiunto un accordo rimane il rischio -conclude il giornalista-” che non venga poi implementato o addirittura violato nei primi mesi di vita.”

Alice Benatti