L’Arena del Sole ha aperto le porte ad un evento giornalistico- musicale dedicato alla memoria dei sette operai avvolti dalle fiamme alla Thyssen nel 2007. Il progetto è stato costruito su testi di Ezio Mauro, allora direttore di Repubblica, che dedicò un’inchiesta alla vicenda.

Un intenso racconto radiofonico quello di Thyssen portato in scena il 6 dicembe all’Arena del Sole dal Regista Pietro Babina, contrappuntato dalle splendide e accorate voci registrate di Umberto Orsini e Alba Rohrwacher. 

Interessante e audace la sonorizzazione delle narrazioni ideata dal pianista e sound explorer Alberto Fiori che proprio a Bologna avviò la sua carriera musicale vincendo nel 2005 il pemio per giovani artisti “Iceberg”.

Fuori posto in teatro e poco avvezzo alla lettura espressiva il giornalista Ezio Mauro, autore dei testi, che avrebbe potuto affidare la lettura teatrale ad attori professionisti rimanendo dietro le quinte.

Va di moda fare teatro portando inchieste giornalistiche sul palco o narrazioni di varia natura, ma il teatro andrebbe rispettato, lasciando alla voce esperta di attori e attrici la messa in scena dei testi.

Pregevoli i già ricordati inserti registrati con le voci di Orsini e Rohrwacher che interpetano rispettivamente un operaio Thyssen che fu tra i primi soccorritori dei compagni della linea 5 dell’acciaieria, divorati dalle fiamme nella teribile notte di dieci anni or sono e la moglie di Rocco Marzo, morto il 16 dicembe dopo dieci giorni di coma.

Il progetto Thyssen, sarebbe un perfetto racconto radiofonico e, per quanto sapientemente orchestrato musicalmente, difetta terribilmente da un punto di vista teatrale. Babina, se proprio vuole continuare a portare in scena questo spettacolo come testimonianza, monito, doveroso omaggio alle vittime e come sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti del necessario investimento in sicurezza sui luoghi di lavoro, tanto più in stabilimenti così pericolosi, dovebbe a mio parere rinunciare alla presenza di Ezio Mauro in scena e coinvolgere attori, magari anche giovani professionisti che credono nel valore sociale del teatro e Mauro dovebbe avere la generosità di spendere il proprio nome, mettere a servizio il proprio pestigio per un’operazione veramente teatrale, investendo sul capitale umano  culturale del nostro Paese lasciando la scena per le quinte.

Certo, qualcuno obbietterà affermando che a portare gli spettatori a teatro è solo e soltanto la presenza in scena del famoso giornalista, eppure faccio notare che il teatro era comunque mezzo vuoto e forse il bravo Babina avebbe potuto rinforzare la parte musicale con interpretazioni teatrali dal vivo di attori e attrici, non necessariamente blasonate, dando comunque lustro al nome di tanto autore e portando alla ribalta la tragedia sociale, nazionale, oltreché privata e familiare, delle sette vittime del dispezzo dei padroni per la sicurezza e la dignità dei propri operai.

A fine spettacolo, scemati gli applausi, delle voci femminili hanno gridato “grazie” verso i protagonisti della serata. Quel grazie, arrivato da un qualche posto del teatro alle mie spalle, ha risuonato nella mia testa facendomi pensare alle mogli, ai figli, ai colleghi dei lavoratori deceduti e di tutti gli altri ex operaia Thyssen spariti dalle cronache, inghiottiti, loro, non dalle fiamme,  ma dall’indifferenza della popolazione nei confronti di quella categoria di lavoratori ritenuta ormai estinta. 

Il racconto, radiofonico o giornalistico che sia, ha certamente il pregio di riportare in vita, replica dopo replica, le larve di quelle vite divorate dall’incuria e dall’ingordigia del capitalismo, perché diventi anche un pregevole spettacolo tridimensionale e pulsante, difetta della presenza in scena dell’essenza del teatro: il corpo dell’attore.