I musulmani d’Italia saranno in piazza a Roma, domani, per condannare ancora una volta la violenza del terrorismo. Ma i falsi allarmi che si susseguono ogni giorno, e a cui i media danno risalto, sono sintomo di una psicosi dilagante. Secondo il giornalista Checchino Antonini, a trarne beneficio sono i governi e le industrie militari.

Terrorismo e Islamofobia: gli effetti collaterali

L’allarme terrorismo in Europa, dopo gli attentati di Parigi, sta creando un clima di paura dilagante. Il rischio di una psicosi, a questo punto, è reale, e a testimoniarlo sono i falsi allarmi che scattano continuamente nelle principali città, e non solo. Stazioni, stadi, ospedali vengono bloccati ed evacuati per segnalazioni che si rivelano infondate. Un ruolo di primo piano, in questo contesto, lo hanno certamente i mezzi di informazione, che non perdono occasione per dare risalto ai perenni allarmi.

All’allarme terrorismo rispondono le prime misure studiate e messe in campo dalla politica. Misure che tendono a restringere le libertà in nome della sicurezza. Come ha scritto Norma Rangeri sul Manifesto, “la paura è una merce preziosa sul mercato politico”. Sulla stessa linea è il giornalista Checchino Antonino, secondo cui “il clima è in rapidissimo deterioramento. C’è uno stato di eccezione permanente che si sta installando, e la paura è un ingrediente non solo necessario ai terroristi ma anche per i governanti che intendono blindare politiche antipopolari“. Antonini evidenzia come a Parigi sono già “stati vietati diversi cortei, alcuni anche molto importanti come quello contro il climate change”, in vista della COP21 che si terrà nella capitale francese.

Una paura su cui i media giocano e che viene “rapidamente interiorizzata da tessuti sociali sempre più disgregati – osserva Antonini – mentre c’è un clima di reale euforia da parte dell’apparato militare-industriale. L’euforia della Borsa di Parigi di questi giorni è sotto gli occhi di tutti”.

L’allarme alimenta la paura, e il passo verso la psicosi è breve. Così come non mancano i casi di mitomania, o di aggressioni verso cittadini musulmani. “Viene attanagliata l’idea stessa di una società solidale e multiculturale. Il razzismo cova da tempo dentro le nostre società – sostiene il giornalista – e queste tendenze sono ora rafforzate rischiando di entrare in sintonia con larghi strati popolari. L’unica cosa che fa sentire lo schiavo legato al suo padrone in questo momento è la paura”.

Domani, sabato 21 novembre, le comunità islamiche e i musulmani d’Italia saranno in piazza a Roma per condannare con forza il terrorismo e la strage di Parigi. Lo slogan scelto è “Not in my name” (Non nel mio nome): “Vogliamo ancora una volta affermare le nostre parole di condanna – spiega Yassine Lafram, coordinatore della Comunità islamica di Bologna – Quello che è successo a Parigi, quella violenza cieca, quella barbarie non toccano solo i francesi ma tutti quanti noi. Abbiamo a che fare con persone che vogliono vederci contrapposti gli uni agli altri. Non accettiamo che la nostra religione venga messa in mezzo a questa violenza”.

Episodi di violenza, fisica o verbale, si sono registrati recentemente anche nella nostra città, come rende noto Lafram: “A Bologna ci sono stati diversi episodi purtroppo, che hanno coinvolto soprattutto alcune ragazze, più identificabili come musulmane in quanto portano il velo. Alcune sono state vittime di offese, altre addirittura di aggressioni. Bologna non è una città razzista e islamofoba – sottolinea Lafram – ma questi episodi ci preoccupano, perché ci sono gli imprenditori della paura e i fomentatori d’odio che accusano tutti i musulmani facendo di tutta l’erba un fascio”.