La Commissione Giustizia della Camera ha licenziato il “Decreto Stadi”. Nel provvedimento si prevede l’inserimento del taser, la pistola a scarica elettrica, tra le armi di dissuasione in dotazione alle forze dell’ordine. Per Italo Di Sabato, dell’Osservatorio sulla Repressione, il fatto è inquietante ed è il segnale della deriva autoritaria in corso.

Decreto Stadi, Osservatorio sulla Repressione lancia monito sui taser

Non è ancora una legge dello Stato, ma il “Decreto Stadi” fa già discutere. L’oggetto del contendere è un emendamento al decreto, a firma del forzista Gregorio Fontana, che prevede di inserire, tra le armi in dotazione alle forze dell’ordine, il taser, la pistola a scarica elettrica. L’arma di dissuasione dovrebbe essere utilizzata, nelle operazioni di ordine pubblico negli stadi, per bloccare i soggetti e renderli inoffensivi, rendendone così più agevole l’arresto.

Si tratta di un’ulteriore militarizzazione delle forze dell’ordine. E’ un’arma di tortura.”tuona Italo Di Sabato, dell’Osservatorio sulla Repressione. Gregorio Fontana, nel proporre l’emendamento ha fatto riferimento al fatto che il Taser sia utilizzato in paesi avanzati come gli Usa e la Francia, eppure sono proprio i dati che riguardano gli Usa a inquietare Di Sabato. “I dati forniti da Amnesty International, dimostrano che il taser non è innocuo. Dal 2001 (anno nel quale il taser fu introdotto negli Usa) sono 800 le persone morte in seguito all’utilizzo del taser, il 90% di queste era disarmato, ed era stato fermato per un controllo di polizia. Questo strumento, inoltre, può provocare effetti a lungo termine e gravi handicap.” spiega Di Sabato.

“Dovremo fare i conti sempre di più con una polizia che reprime, in un paese che non ha ancora introdotto il reato di tortura. Bisognerebbe invece -continua Di Sabato- pensare alla formazione della nostra polizia, che attualmente vede tra le sue fila, agenti che si sono formati in contesti di guerra.”

“Purtroppo -è questo il presentimento di Di Sabato- l’utilizzo del taser sarà esteso al contesto sociale, come le manifestazioni di piazza. Invece di pensare al codice identificativo per gli agenti, si continua a fare repressione, in una sorta di fabbrica della paura, che rientra nell’attuale disegno neo-autoritario in un costante stato d’eccezione.”