Al via la mobilitazione in Emilia-Romagna contro i tagli a Caf e patronati previsti dalla legge di Stabilità del Governo Renzi. Presidi e volantinaggi davanti alle sedi Inps, mentre i sindacati pensano anche a iniziative sul fronte legale e costituzionale. Sabato 5 dicembre indetto uno sciopero a rovescio: patronati aperti oltre l’orario consueto.

Caf e Patronati: si scende in piazza contro il loro taglio

Una due giorni di mobilitazione in tutta l’Emilia-Romagna per denunciare “l’attacco del Governo, con la legge di stabilità, ai Patronati e alla loro funzione di rappresentanza e tutela”. Cgil Cisl e Uil, insieme ai patronati Cepa (Acli, Inas, Inca e Ital), tornano in piazza oggi e domani per protestare contro il taglio a Caf e patronati previsto nella prossima Legge di Stabilità del Governo Renzi. Il presidio dei confederali contro il taglio a Caf e Patronati si è svolto questa mattina davanti alla sede Inps di Bologna, in via Gramsci. Ieri pomeriggio, invece, le Acli hanno organizzato un incontro informativo nella propria sede in via Lame. Volantinaggi e iniziative di sensibilizzazione e informazione rivolte ai cittadini si terranno anche nella giornata di domani.

Dalla discussione sulla legge di Stabilità, al vaglio del Parlamento, emerge che il taglio ai patronati ammonterebbe a 28 milioni di euro, che si sommerebbero ai 35 milioni già tagliati con la manovra dello scorso anno. Previsto anche un calo dell’aliquota di finanziamento del fondo, da 0,207% a 0,193%. “La situazione è molto grave – avverte il segretario della Cgil di Bologna, Maurizio Lunghi – è già il secondo taglio, e in più si aggiunge il calo dell’aliquota che produrrà ulteriori problemi. Si avranno effetti devastanti. Con questi tagli si scardina il sistema e i cittadini si troveranno costretti a pagare per un servizio che fino ad oggi è gratuito“.

La battaglia dei sindacati potrebbe seguire anche la via legale. È “un’ipotesi tenuta in considerazione – afferma Lunghi – vengono presi dei soldi da un fondo per il quale contribuiscono i lavoratori, per essere spostati ad usi che non rientrano nella contribuzione lavorativa – spiega il sindacalista – Per noi si può fare un ragionamento di tipo costituzionale, se sia possibile cambiare la natura e la direzione di spesa di quelle che sono trattenute fatte ai lavoratori per mettere a disposizione dei servizi gratuiti”.

Contro i tagli disposti dal Governo, lo scorso anno i sindacati avevano raccolto oltre un milione di firme. E ora si appellano ai parlamentari perché facciano valere quella petizione. Un ulteriore forma di mobilitazione, su cui contano di sensibilizzare i cittadini, è quella prevista per il prossimo 5 dicembre: uno sciopero a rovescio, i patronati resteranno aperti oltre l’orario consueto, anche al sabato pomeriggio. “Siccome sostanzialmente ci vogliono chiudere, noi vogliamo dare dimostrazione di voler mantenere questo servizio per i cittadini – fa sapere Lunghi – impedendo che venga trasformato in un qualsiasi altro servizio di carattere commerciale con tutti i danni che si produrrebbero per chi ne usufruisce”.