Un vero e proprio fuoco incrociato giornalistico quello cui si è prestata Susanna Camusso, segretario generale Cgil, in uno degli ultimi incontri in programma domenica 7 ottobre al Festival di Internazionale a Ferrara.

In apertura sono stati presentati i risultati di Storie precarie, un’inchiesta sul precariato realizzata dalla Cgil in collaborazione con Internazionale e con docenti e ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma. Poi quattro corrispondenti stranieri hanno messo sotto torchio Susanna Camusso cercando di capire quali fossero anche le responsabilità del più grande sindacato italiano in questo particolare momento di precariato diffuso. Dalla ricerca è emerso che uno dei maggiori problemi a questo proposito è la mancanza di rappresentanza e proprio da qui è partita la discussione. Il segretario ha ammesso che la questione esiste e che “non basta più aspettare che la legge cambi come abbiamo fatto fino ad ora, bisogna fare i conti con il fatto che i parasubordinati sono ormai una realtà”, ma se si crede che i lavoratori senior, rinunciando a qualche diritto, magari relativo ai licenziamenti, possano contribuire ad accrescere i diritti dei lavoratori più giovani si fa un grosso errore. “I giovani – aggiunge Camusso – si citano spesso ma non sono i soggetti del cambiamento perché è facile nominarli, molto più complicato mettere in atto delle politiche concrete”.

In realtà il problema è a monte: “ormai da tempo i governi e le imprese di questo paese non vogliono investire sul lavoro”, in questo quadro diventa molto difficile parlare di una riforma degli ammortizzatori sociali che estenda le tutele, perché questo ha un costo. Susanna Camusso insiste sul profondo nesso fra produttività e professionalizzazione, perché per incrementare la prima bisogna aumentare la seconda, ma questa a sua volta è impossibile senza investire sulla crescita dei lavoratori all’interno delle aziende e quali possono essere gli stimoli a crescere di chi sa che in quel posto rimarrà da tre a sei mesi?

“Quello che non funziona più è l’idea che bisogna adattarsi. Invece di adattarsi bisogna provare a cambiare”, per questo bisogna lottare per avere di nuovo in Italia un piano industriale ed una politica energetica nazionali che a loro volta, insieme ad una rinnovata attenzione per l’innovazione, permetterebbero di creare nuova occupazione.

C’è stato anche spazio per parlare di una strategia sindacale a livello europeo per rispondere a quella che la Camusso ha ribadito essere la soluzione sbagliata per uscire dalla crisi: “il sindacato europeo ha fatto delle proposte alla Commissione Europea ma il problema è che quest’ultima , come il governo italiano, non vuole parlare con le parti sociali”. Infine il Segretario Generale ha annunciato che, proprio nell’ottica di un’azione comune a livello europeo, il 20 ottobre la CGIL ha proclamato, una grande manifestazione a Roma per tornare a mettere al centro il lavoro, manifestazione che si terrà in contemporanea con un’iniziativa cui stanno lavorando i sindacati inglesi.

Federica Pezzoli