Nonostante l’allarme di Bankitalia, secondo cui un italiano su quattro è a rischio povertà, da Genova a Bergamo, da Torino a Lodi, fino a Sesto San Giovanni (dove l’assessore leghista festeggia, con tanto di torta, i 200 daspo) la guerra ai poveri si fa feroce. Una raccolta di storie di autentico odio contro i poveri grazie a Meno di Zero.

Anche se il ministro degli Interni è stato detronizzato con le elezioni del 4 marzo (ma è comunque “salvo” grazie ai paracadute del Rosatellum), “l’effetto-Minniti” continua a farsi sentire in tutta Italia. Gli strumenti forniti dalla legge che porta il suo nome, primo fra tutti il Daspo urbano, vengono usati e abusati lungo lo Stivale in una non dichiarata ma concreta guerra contro i poveri e gli emarginati.

L’interpretazione che viene data del concetto di “decoro”, fulcro della legge, prevede molte sfumature e cambia da città a città, ma in nessun caso viene contemplato che indecoroso non sia chi si trova in situazione di povertà ed emarginazione, ma le cause socio-economiche che hanno prodotto quella situazione.
Così scopriamo che i poveri vengono repressi in città come Genova e Bergamo, mentre a Torino vengono sottoposti a dispositivi di controllo e a Sesto San Giovanni, addirittura, si festeggia per l’ingente numero di indigenti allontanati.

Grazie a “Meno di Zero – Osservatorio sulla guerra agli ultimi“, che in questi giorni sta ultimando una mappatura delle varie ordinanze anti-poveri in giro per l’Italia. ricostruiamo alcune delle vicende più clamorose che hanno sporadicamente fatto breccia nelle pagine dei giornali.

A Genova, città dove la povertà ha sempre avuto un occhio di riguardo, ha fatto molto clamore il provvedimento del Comune, ora in mano al centrodestra, e in particolare dell’assessore alla Sicurezza Stefano Garassino, che introduce una multa di 200 euro per chi rovista nella spazzatura. Dopo lo scoppio delle polemiche, l’Amministrazione ha fatto una parziale marcia indietro: il provvedimento colpirà quelli che “imbrattano e lordano il suolo pubblico” durante l’operazione.

Sempre di multe contro chi non potrebbe nemmeno permettersi di pagarle si parla a Bergamo, dove lo scorso 26 febbraio è arrivata la sanzione amministrativa di ben 100 euro contro un senzatetto, reo di aver disturbato, con il proprio “giaciglio di fortuna”, l’accesso ad un’area.
Un provvedimento simile, ma almeno senza sanzione pecuniaria, era stato comminato nel novembre scorso a Bologna a dieci senza tetto, che dormivano nei pressi della stazione. L’Amministrazione Merola comminò il famigerato daspo urbano.

La repressione non ha risparmiato nemmeno i venditori ambulanti di mimosa, che in occasione dell’8 marzo contavano di raccimolare qualche soldo con il tradizionale fiore della Giornata della Donna. O, ancora prima, con le rose per San Valentino. Un “campo di battaglia” in nome del decoro e in difesa dei fiorai lo abbiamo visto a Lodi, ma provvedimenti analoghi hanno riguardato molte città d’Italia.

Quando non puniti ed allontanati, i poveri vengono controllati e schedati. Accade a Torino, più precisamente al Cottolengo, dove la mensa dei poveri ha riaperto dopo sei mesi di chiusura e una ristrutturazione, ma le nuove regole di accesso hanno fatto arrabbiare gli stessi volontari. Per poter consumare un pasto, infatti, gli emarginati si sono trovati di fronte all’ostacolo dei tornelli e all’obbligo di lasciare le proprie impronte digitali.

Il premio per l’onestà, in questa feroce guerra agli ultimi, va sicuramente a Claudio D’Amico (non fatevi trarre in inganno dal cognome), assessore leghista alla Sicurezza del Comune di Sesto San Giovanni, che lo scorso 26 febbraio si è presentato in conferenza stampa con una torta verde, con sopra impresso il numero “200”.
Eppure non c’era alcun bicentenario da festeggiare, ma la cifra indica il numero di daspo urbani emessi dall’Amministrazione comunale dal luglio scorso, di cui ben 99 a danno di persone che chiedevano l’elemosina.

ASCOLTA L’INTERVISTA A ROBERTO VIVIANI DI “MENO DI ZERO”: