Pronta la tabella di marcia per la vendita degli immobili di proprietà dell’Alma Mater. Il comune annuncia che darà il via libera al progetto entro il prossimo mese. Entro marzo potrebbe invece essere firmato l’accordo per la costruzione della cittadella universitaria “Campus 1088”, nell’area della ex Staveco. L’operazione dovebbe fruttare a UniBo 70 milioni di euro, “Ma le risorse impiegate potrebbero essere più di quelle dichiarate dal rettore”.

Sembra tutto pronto per il piano di dismissione degli immobili di proprietà dell’UniBo annnunciato l’anno scorso da Palazzo D’Accursio e dal rettore Ivano Dionigi. Gli stabili coinvolti nel piano sono 9 – moltissimi in piena zona universitaria – e dovrebbero portare nelle casse dell’Alma Mater circa 70 milioni di euro.

In base ai tempi annunciati da Comune e rettorato, entro un mese potrebbe partire il piano di vendita degli immobili, mentre è programmato per marzo l’accordo che dà il via alla costruzione di “Campus 1088”, la cittadella univeritaria prevista dal progetto. A prendere parte all’operazione c’è anche il governo, tramite la società Invimit Sgr costituita dal ministero dell’Economia.

Il rettore Dionigi saluta con favore il progetto – di cui per altro è stato promotore in concerto con il senato accademico – e si dice speranzoso della sua piena realizzazione entro la fine del mandato del prossimo rettore – e cioè nei prossimi sei anni.

Molti degli immobili coinvolti nell’operazione sono palazzi storici – Palazzo Mavezzi Campeggi tra gli altri – e la loro dismissione ha già provocato la reazione critica dei collettivi universitari, che insieme ad alcuni sindacati di base avevano occupato per una notte la sede della Staveco a giugno.

Il dito è puntato contro un processo di dismissione di immobili pubblici che vede coinvolti “ingenti risorse, laddove il welfare studentesco, dei ricercatori precari e dei dottorandi viene falcidiato continuamente“, come sostiene Loris Narda del collettivo Hobo.

Questo progetto ha più significati, uno è quello della speculazione sugli immobili del centro e poi ha un valore per il cambiamento dell’università” nel senso che, contiene Loris Narda, rivela  “un processo di aziendalizzazione dell’università“.

Non vengono risparmiate le responsabilità del sindaco Virginio Merola, che con il progetto di dismissione degli immobili universitari è accusato di perseguire “un gioco di immagine per la città”, soprattutto in considerazione “del suo rapporto con l’università”.

Alessandro Albana