La sesta edizione del festival di cinema lesbico approda al Nuovo Cinema Nosadella. Tra gli appuntamenti, incontri con ospiti internazionali per discutere di discriminazione a scuola e la violenza in Sudafrica. La direttrice artistica Luki Massa: “È un’occasione per rilanciare la cultura nell’epoca di tagli e di spread”.

Quest’anno “Some Prefer Cake” – Festival di cinema lesbico a Bologna dal 20 al 23 settembre – cambia immagine e trova la sua icona nello sguardo forte e fiero di Zanele Muholi, artista lesbica sudafricana che ha fatto della visibilità il perno della sua opera. Zanele, con il suo impegno a documentare e ricostruire la storia visuale delle lesbiche nere nel Sud-Africa post-apartheid, sarà ospite del festival con un’esposizione fotografica e una rassegna di proiezioni. Una visual Artivist, come ama definirsi perché “il racconto visivo e l’attivismo vanno di pari passo, l’arte è uno strumento per combattere i crimini d’odio che stanno insanguinando il Paese, assassini e stupri ‘correttivi’ di cui sono vittime le donne lesbiche.”

Punto di arrivo di un anno di attività culturali il Festival propone, presso il Nuovo Cinema Nosadella, giorni di proiezioni, documentari, fiction e incontri, fra cui lo spazio monografico dedicato a Debra Chasnoff, documentarista statunitense che ha indagato i temi della differenza nel contesto scolastico, della genitorialità lesbica, della costruzione degli stereotipi di genere. Nella sezione OURstories il racconto delle identità Lgbt toccherà anche l’india, con Sonali Gulati e la vittoria del movimento contro la legge 377, mentre tHEoRy renderà omaggio a due figure fondamentali del pensiero lesbico, Adrienne Rich e Audre
Lorde.

Come afferma la curatrice artistica del festival Luki Massa “non possiamo lasciare che in questo tempo di spread e di crisi economica la cultura passi in secondo piano, togliendoci il diritto a sognare e a lottare. Per questo abbiamo deciso di investire anche quest’anno sulla realizzazione del Festival.”
Avere a Bologna la voce di Zanele Muholi significa uscire dai nostri orizzonti ristretti, dalla nostra indifferenza e fare nostra la sua lotta. Il Sudafrica è fra i paesi con una legislazione più avanzata in tema di diritti Lgbt – nel 2006 è stato il primo paese a legalizzare le nozze gay, 2 anni dopo si è stata varata la legge sulla genitorialità omosessuale – spiega Zanele, ma questo non ha impedito che questi crimini si perpetuassero. “Nella mia opera non voglio sfuocare l’immagine di quanto sta accadendo, voglio esprimere la paura che vive una lesbica dichiarata nella sua comunità. Nell’ultimo anno nelle città di Johannesburg, Cape Town e Northern Cape sono state uccise 8 donne lesbiche, io come artista sento la responsabilità di documentare, di fare qualcosa perché tutto questo un giorno possa cambiare.” “Esiste un gap fortissimo – prosegue Zanele – fra il diritto costituzionale e un estremismo di destra che non comprende l’esistenza delle donne lesbiche, una cultura che continua a interrogarci sulla nostra sessualità e afferma il contrasto del movimento Lgbt con la tradizione africana. Il documentario che ho realizzato mi è stato commissionato dalla televisione pubblica del mio Paese, entrerà nelle case e questo spero possa essere l’inizio di un grande cambiamento”.

Angelica Erta