Per 45 dei 300 rifugiati rimasti in città dopo l’emergenza Nordafrica il Comune mette a disposizione un’ex scuola in via Siepelunga per un’autogestione insieme a Ya Basta ed Asia Usb. Progetto unico in Italia. Simbola (Asia Usb): “Un passo avanti, ma ci sono ancora tante contraddizioni da risolvere”.

Ad annunciarlo è stato l’assessore comunale al Welfare Amelia Frascaroli. Per i rifugiati dell’emergenza Nordafrica rimasti a Bologna, il Comune ha concordato una soluzione che prevede l’autogestione di una ex scuola in via Siepelunga.
45 dei circa 300 migranti, fuggiti dalla Libia e dalle primavere arabe, potranno alloggiare per un anno nella struttura, con il supporto di associazioni come Ya Basta e Asia Usb.
Si tratta di una soluzione unica nel suo genere, che fa di Bologna la prima città in Italia ad avere predisposto un progetto di autogestione per chi è arrivato nel nostro Paese.

“È un importante passo avanti – commenta Giorgio Simbola di Asia Usb – Ora avremo il tempo di cercare con calma delle soluzioni per queste persone, tutte disoccupate”. A tal proposito nel week end il Lazzaretto Autogestito organizza una festa reggae il cui ricavato sarà interamente destinato al progetto.
Simbola ricostruisce anche il percorso che ha condotto fin qui, dalla sistemazione dei Prati di Caprara e di Villa Aldini, fino al tentato sgombero delle strutture finita ufficialmente l’emergenza. “Solo grazie alla lotta dei rifugiati siamo riusciti a fermare lo sgombero e ad arrivare a questa soluzione”, ricorda l’attivista. “Non dimentichiamo che questi migranti sono stati truffati da una gestione dell’emergenza che ha destinato ingenti risorse a realtà che non hanno attivato percorsi seri di integrazione”.

Per Asia Usb, quindi, c’è ancora molto da fare, a partire dalla correzione delle contraddizioni che il trattato internazionale “Dublino 2” presenta. “I rifugiati hanno un permesso di tre anni e possono girare l’area Schengen – spiega Simbola – ma possono trovare lavoro solo nel Paese di sbarco”. Una contraddizione, se si considera che i Paesi mediterranei sono quelli più colpiti dalla crisi e che l’Europa scarica sulle loro spalle tutta la gestione di persone fuggite dalla guerra”.
I rifugiati, osserva l’attivista, hanno però strumenti culturali e competenze elevate: “Sono laureati, artisti e persone in grado di cavarsela, se vengono predisposti gli strumenti adeguati”.