I Garanti del Comune devono ancora decidere l’ammissibilità del referendum contro i finanziamenti alle materne private, ma il sindaco mette sul tavolo il rinnovo delle convenzioni. Che costano un milione di euro all’anno.

Dopo lo scivolone sui privilegi alle coppie sposate, all’orizzonte del neo-sindaco Virginio Merola si prefigura un altro grattacapo. Questa volta si parla di finanziamenti pubblici alle scuole materne private, nella quasi totalità cattoliche, introdotti a Bologna e poi diventati modello nazionale. 
Un gruppo di cittadini, associazioni della scuola e della laicità, riuniti nel Comitato Articolo 33, ha presentato un referendum per abolire i finanziamenti, il Comune commissariato ha tergiversato e martedì il Tribunale di Bologna ha sentenziato che i Garanti di Palazzo D’Accursio devono decidere entro una settimana (il responso è atteso per lunedì) se il referendum è ammissibile.

Il primo cittadino, però, non ha voluto aspettare e ha preso una decisione che sa di dichiarazione politica: rinnovare le convenzioni con le scuole private per un anno. Formalmente Merola afferma di non voler condizionare la discussione, salvo poi precisare che è contrario alla modifica di “una tradizione che va avanti da 15 anni”. E che è costata ai cittadini di Bologna un milione di euro all’anno.

Nemmeno la Curia sta a guardare e, attraverso le parole di Monsignor Silvagni, fa sapere che sarebbe meglio evitare questo scontro. E lasciare tutto così com’è.