Il Parlamento russo accelera l’intervento delle forze armate in Siria

Ieri il Parlamento russo ha autorizzato l’impiego delle forze armate in Siria: nella notte sono partiti i primi raid aerei contro Jabhat al Nusra. I bombardamenti sono continuati anche oggi: nel mirino le postazioni dell’Isis.

Nella mattinata di ieri la Duma, il parlamento russo, ha dato il via libera all’intervento delle forze armate in Siria. Solo due ore sono passate prima che i caccia russi cominciassero a colpire. Una ventina di attacchi aerei hanno interessato la parte occidentale del paese, in particolare, i raid si sono concentrati sulle postazioni di Jabhat al Nusra, gruppo terroristico “costola” di Al Qaeda, nelle province di Latakia, Hama e Dara’a.

I miliziani di Al Nusra erano del tutto impreparati a fronteggiare l’attacco: gli aerei russi hanno distrutto un covo jihadista, così come 12 veicoli blindati nei pressi del confine con la Turchia. La serie di raid aerei è proseguito poi a sud, fino alla città di Ghannam. Invece, nella notte, a renderlo noto il ministero della Difesa, Mosca ha lanciato il primo attacco contro un “quartier generale”, con annesso deposito di armi, dello Stato Islamico, individuato nella regione di Idlib, Siria centro-occidentale. Almeno 4, al momento, le postazioni del Califfato colpite dagli aerei russi.

È stato l’intervento della Francia, “che ha delle cambiali da pagare” con i suoi alleati mediorientali (in primis Arabia Saudita e Qatar), – rileva Francesco Guadagni de L’Antidiplomatico – a dettare la brusca accelerazione di una “manovra” che la Russia, da parte sua, aveva comunque intenzione di non ritardare più, vista e considerata, per esempio, la penetrazione dell’Isis in Cecenia.  Anche se, l’“interesse nazionale” c’entra fino a un certo punto. Come ricorda lo stesso Guadagni: la Russia “è intervenuta su precisa richiesta” dello “stretto” alleato governo siriano e agisce in coordinamento con le forze armate di Bashar al Assad.

Che la Francia, così come le “ambigue” monarchie del Golfo e gli altri “volenterosi” (occidentali e non) partecipanti alla coalizione a guida americana, stia cercando di non mancare lo “smembramento” che si vorrebbe per la Siria? “Gli americani puntano proprio su questo: spezzettare la Siria – spiega Guadagni – a trarne vantaggio sarebbe soprattutto Israele”. D’altronde, se ”cade” la Siria, l’Iran – i libanesi di Hezbollah – e, perché no, la Russia, sarebbero molto più “scoperti”.

Per questo motivo, proprio l’Iran e, ora, la Russia stessa “non potevano più stare a guardare”, aggiunge Guadagni: tenteranno in tutti i modi di salvare quello che resta dello stato siriano. infatti, non ci sono solo le roccaforti dello Stato Islamico tra gli obiettivi russi, ma anche quelle di tutti i gruppi terroristici che minacciano l’integrità territoriale siriana. Possibilità di vedere Usa e Russia collaborare per la pace dalle parti di Damasco? Praticamente, nessuna: sembra che nel mirino degli aerei mandati da Putin – che nega – siano finiti anche i “ribelli moderati” addestrati dalla CIA. Sarebbe già un successo evitare uno “scontro” dalle pericolose conseguenze.

Guglielmo Sano