Soddisfazione per la risposta della prefettura di Bologna alle istanze presentate dai sindacati, in occasione della giornata di mobilitazione nazionale per chiedere l’estensione a 24 mesi del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro. Gli obiettivi del presidio erano tanti, ma possono essere riassunti in una richiesta di maggiori tutele ed inclusione sociale per gli immigrati, che più di tutti hanno subito le conseguenze della crisi e dell’aumentare della disoccupazione.

In Emilia Romagna negli ultimi due anni più di 30mila persone hanno perso il permesso di soggiorno a causa della disoccupazione, si è dimezzato il numero degli ingressi per lavoro e la disoccupazione è rimasta ferma al 17,7%, a fronte del 6,8% di italiani disoccupati. Le conseguenze vanno dalla scarsa inclusione sociale all’incremento del lavoro nero.

“Il prolungamento a 24 mesi del permesso di soggiorno per motivi di lavoro -dichiara Mirto Bassoli della segreteria Cgil Emilia Romagna – è assolutamente fondamentale per contrastare una legislazione sull’immigrazione ingiusta e inadeguata, che dopo 8 anni di crisi sta producendo gli effetti negativi che avevamo previsto. Il dato sulla disoccupazione è eclatante, ci da il senso del fatto che siamo di fronte a una profonda ingiustizia sociale. Dobbiamo ottenere innanzitutto che l’attuale legislazione venga attuata in maniera corretta, ma la prospettiva è quella di un cambiamento complessivo della legislazione in materia di immigrazione”.

Il tema dell’immigrazione e del lavoro è oggetto di strumentalizzazione politica ogni giorno, spesso con scarsa cura del fatto che si sta parlando di persone e famiglie. Ma nel corso del presidio ci ha pensato Fatima, una lavoratrice immigrata, a ricordare che quando si parla di lavoro, disoccupazione e permessi di soggiorno prima di tutto si parla di persone. “Avete chiamato delle braccia per lavorare, ora non potete ignorare le persone che sono arrivate”.
“Il permesso di soggiorno non è una carità – sottolinea poi Fatima Mochrik, presidente Anolf Bologna – è un diritto. Un immigrato per sentirsi parte del tessuto italiano deve anche avere dei diritti, così come dei doveri. Sono proprio i diritti che permettono a tutti di sentirsi di far parte di un tessuto e di dare il massimo, per la propria famiglia ma anche per gli italiani”.

“Abbiamo trovato molto ascolto e molta attenzione” riferisce Bassoli al termine dell’incontro con il vice prefetto. “Il tema, portato avanti a livello nazionale, è quello del prolungamento del permesso per la disoccupazione, per evitare che molti lavoratori entrino in una condizione di clandestinità, di lavoro nero e di sfruttamento. Abbiamo segnalato situazioni di anomalia da parte di alcune questure nell’attuazione dell’attuale normativa. Abbiamo anche colto l’occasione per consegnare il documento di Cgil Cisl e Uil con le proposte per quanto riguarda la riqualificazione e la riorganizzazione del sistema di accoglienza dei profughi, che è l’altra grande emergenza della quale ci stiamo occupando. La prefettura ha espresso grande attenzione e condivisione delle nostre rivendicazioni, e si è impegnata a riferire al ministero dell’interno”.

Anna Uras