Le forze dell’ordine hanno sgomberato le case “Nelson Mandela” di via Irnerio, una delle più longeve occupazioni cittadine. Alcuni occupanti sul tetto, gli altri nella chiesa di via Borgo di San Pietro. Cariche e feriti. Lo stabile di proprietà del Sant’Orsola, che ha fatto fallire una trattativa nonostante il versamento di 2500 euro da parte degli occupanti.

Era nell’aria e sta accadendo ora. Le forze dell’ordine si sono presentate questa mattina in via Irnerio 13 per sgomberare le case “Nelson Mandela”. Nello stabile, una delle più longeve occupazioni, vive una cinquantina di persone. All’arrivo delle forze dell’ordine, militanti e occupanti sono saliti sul tetto, mentre Asia-Usb ha lanciato appello ai solidali per recarsi subito in via Irnerio.
Una volta radunatasi la folla nella strada sottostante, la polizia ha caricato i manifestanti per tenerli a distanza. Almeno 2 i feriti.

Durante lo sgombero è intervenuta la presidente del Quartiere San Vitale, Milena Naldi, che ha avuto un breve colloquio con gli occupanti, ma senza prendere impegni di nessun tipo, nonostante le richieste di attivisti e occupanti..
Effettuato lo sgombero, gli occupanti si sono diretti e poi barricati all’interno della chiesa di via Irnerio.

Hanno dovuto separare i militanti dagli occupanti – racconta un occpuante ai nostri microfoni – Hanno fatto un’azione di forza improvvisa, hanno subito preso me e l’altro compagno di Asia e ci hanno fatto fare le scale senza toccare terra. Hanno preso gli occupanti da soli – continua l’occupante – E sono stati aggrediti dagli sciacalli dei servizi sociali, che hanno cercato di dividerli e proporre soluzioni temporanee. Hanno risposto tutti coesi un ‘no’, non credendo assolutamente in queste soluzioni”.

Intorno alle 13, intanto, il presidio in via Irnerio è stato raggiunto da Eat the Rich, che ha preparato un pasto per solidali e occupanti sgomberati. Il presidio si è poi trasformato in corteo e ha percorso le strade del centro.

L’edificio, di proprietà dell’azienda ospedaliera Sant’Orsola, era stato recentemente sottoposto a sequestro dopo il fallimento di una trattativa per la permanenza degli occupanti. In particolare, la proprietà si era detta disponibile a ragionare dopo il versamento di 41mila euro di spese vive, maturate durante i tre anni di occupazione. Sindacalisti e occupanti avevano versato i primi 2500 euro, a dimostrazione del fatto che c’era la volontà di arrivare ad una soluzione condivisa.
L’azienda ha accettato il bonifico, ma poi non ha dato nessun riscontro sulla proposta di rateizzazione del debito. Non solo: la proprietà ha richiesto una perizia, dichiarando lo stabile inagibile.