Oltre alle riforme costituzionali, il governo corre anche sull’argomento scuola con una legge da approvare con un decreto d’urgenza che taglia fuori qualsiasi confronto, non solo con le opposizioni, ma anche con chi da mesi si sta battendo contro una riforma per l’istruzione che parla molto di aziende e privati e poco di Costituzione.

A Roma si sta correndo per arrivare prima, ma non è in atto una maratona. Ad essersi improvvisati velocisti dell’ultima ora sono Renzi e tutto il suo entourage che, grazie all’utilizzo della decretazione d’urgenza, sono pronti a varare riforme su temi che meritano più di una discussione.

Parliamo non solo delle riforme costituzionali, che qualche giorno fa hanno fatto tremare le opposizioni contrarie alle decisioni imposte da Renzi, ma anche di scuola. Quel tema su cui, nel 2008 in tempi di Riforma Gelmini, lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si era espresso così: “Ma il vero colpo di mano, sostanziale, sta nell’aver deciso una questione di questa portata con decreto legge: con poche righe viene travolto l’ordinamento, il modo di essere di un intero settore scolastico fondamentale. In questo modo si è riusciti a eludere confronto, discussione e un vero esame parlamentare”.

Ed è proprio a Mattarella, che oggi incontrerà le opposizioni sulla questione riforme costituzionali, a cui si è rivolto il Coordinamento nazionale a sostegno della Legge per una Buona scuola per la Repubblica con una lettera indirizza a lui, il massimo garante della Costituzione. Ad essere chiesto è sostanzialmente un confronto: “Chiediamo che la nostra poposta di legge alternativa per la scuola, sottoscritta da 100 mila elettori e da 33 parlamentari, venga ascoltata in Parlamento accanto alla riforma per la Buona scuola di Renzi” spiega Giovanni Cocchi del Coordinamento che si batte da mesi per la proposta di una legge di iniziativa popolare per una scuola così come prevista dalla Costituzione.   

Renzi nella sua legge per la scuola parla molto di aziende, privati e mercati, ma non tratta alcuni temi fondamentali come il numero di alunni per classe, le risorse da destinare al sostegno e molto altro. Nel testo della proposta del premier c’è anche scritto che lo Stato non userà mai le sue risorse necessarie per accudire la propria scuola. E questo la dice lunga, in questo modo una scuola di Scampia non potrà mai ottenere lo stesso appoggio dato ad un liceo romano, più attraente per le aziende e le famiglie interessate ad investirci” continua Cocchi che sottolinea come il Pil italiano destinato all’istruzione sia tra i più bassi in Europa.

Per leggere e sottoscrivere quanto scritto a Mattarella dal Coordinamento nazionale a sostegno della Legge per una Buona scuola per la Repubblica, occorre consultare l’indirizzo http://lipscuola.it/blog/lettera-presidente-repubblica/.

Francesca Candioli