Per la Corte di Giustizia europea le norme italiane sulla scuola violano la direttiva comunitaria. Ora 250mila precari possono chiedere la stabilizzazione e risarcimenti per due miliardi di euro, oltre agli scatti di anzianità maturati tra il 2002 e il 2012 dopo il primo biennio di servizio e le mensilità estive su posto vacante. Coinvolto tutto il pubblico impiego.

Precari della Scuola: ultimatum della Corte di Giustizia Europea

“Vittoria storica del sindacato, cinque anni dopo la denuncia alla stampa e un contenzioso avviato presso le Corti del lavoro per migliaia di supplenti”. Esulta l’associazione sindacale Anief, e ne ha tutti i motivi. Quella scritta dalla Corte di giustizia europea è una sentenza che riguarda la vita di più di 300mila precari tra docenti e personale Ata che negli anni hanno prestato servizio nelle scuole italiane. Secondo i giudici la normativa italiana è in contrasto con la direttiva comunitaria dove non prevede la stabilizzazione del personale dopo tre anni di servizio su posti vacanti, e dove non prevede il risarcimento per l’abuso dei contratti a termine.

“Ha affermato un principio che doveva essere scontato – osserva Marcello Pacifico, presidente Anief – ossia che nel pubblico impiego come nel privato vige la norma comunitaria che impone la stabilizzazione del personale dopo un certo periodo di servizio prestato”. “È una pagina storica – sottolinea Pacifico – da oggi ci si potrà finalmente rivolgere ai tribunali italiani per ottenere giustizia e l’applicazione della sentenza della Corte europea che è vincolante per tutti i giudici italiani”.

È una sentenza che coinvolge un numero altissimo di lavoratori precari italiani: solo nella scuola, l’Anief ha calcolato, sulla base dei dati Miur e Inps, che sono infatti più di un milione e mezzo le supplenze annuali (fino al 31 agosto) e al termine delle attività didattiche (fino al 30 giugno) conferite in questi anni ai docenti, a fronte di 250mila immissioni in ruolo e 300mila pensionamenti: “ora quei precari devono essere tutti assunti e risarciti“, sottolinea Pacifico.

Non basta dunque il provvedimento del governo sulla Buona Scuola che stabilizza 150mila docenti precari inseriti nelle graduatorie a esaurimento, provvedimento ribadito per la legge di stabilità 2015. “Ne restano fuori altri 120mila la metà di essi si trova nelle condizioni evidenziate dalla sentenza, perché ha prestato servizio per più di tre anni – spiega Pacifico – E in più c’è tutto il personale Ata, ed è estendibile a tutto il pubblico impiego, i precari della sanità e quelli degli enti locali”.