Docenti che mancano nonostante il piano assunzioni, cattedre scoperte, supplenze e sostegno incerti, scuole periferiche penalizzate e il pasticcio del concorsone. Oggi in Emilia Romagna suona la prima campanella, ma la riforma della “Buona Scuola” ha peggiorato i già tanti problemi degli istituti. Oggi alle 15 il presidio del Coordinamento dei Precari della Scuola sotto l’Ufficio Scolastico Regionale.

Non bastavano le classi pollaio e gli altri problemi che, ogni settembre, si presentavano puntuali all’avvio dell’anno scolastico anche nella nostra regione. Ad aggravare una situazione già abbastanza complicata sembra essere proprio la rifoma della “Buona Scuola” del governo Renzi, che rende strutturali delle difficoltà degli istituti.
Oggi, nella nostra regione, suona la prima campanella per oltre 550mila studenti della scuola pubblica, ma l’avvio sembra essere contraddistinto, come nel resto d’Italia, da non poche criticità.

Quella più ricorrente riguarda le cattedre ancora vacanti, in particolare quelle per le supplenze annuali e per il sostegno agli alunni certificati.
“La scuola inizia ma non per tutti – osserva ai nostri microfoni Jacopo Frey del Coordinamento dei Precari della Scuola di Bologna – Malgrado il concorso e malgrado il piano straordinario di assunzioni promesso dal governo negli ultimi 2 anni, a mancare sono proprio quei docenti e non è affatto scomparsa la supplentite, come annunciato dall’esecutivo a gran voce”.

I problemi più visibili riguardano la gestione delle classi e l’inizio delle lezioni, almeno nei primi giorni di scuola, ma c’è il rischio concreto che in molti casi gli studenti comincino l’anno scolastico con un docente e lo cambino nel corso dell’anno una o più volte, con conseguenze negative per la continuità formativa.
“Le convocazioni per le supplenze stanno arrivando in questi giorni – sottolinea Frey – e saranno fino ad avente diritto, per cui ci sarà un aggiornamento più avanti con l’eventuale assegnazione della cattedra ad un altro docente rispetto a quello che ha cominciato l’anno”.

Questa problematica, poi, è accentuata per le scuole periferiche, ad esempio quelle sull’Appennino o nella Bassa, proprio a causa dell’organizzazione per ambiti territoriali decisa dalla Buona Scuola. In un determinato territorio, ad esempio, si farà sentire il peso dei singoli presidi delle scuole più attrattive, che potranno di fatto creare scuole di serie A e scuole di serie B.
“Una scuola di Casalecchio vicino al centro della città – esemplifica il docente – sarà privilegiata rispetto ad una scuola di Vergato o Marzabotto”. In queste ultime, quindi, le cattedre potranno restare scoperte più a lungo.

Questo pomeriggio alle 15, il coordinamento dei precari si è dato appuntamento sotto l’Ufficio Scolastico Regionale in via De’ Castagnoli per protestare contro l’attuale situazione e contro il concorsone, considerato una truffa.
In particolare, i precari della scuola chiedono le convocazioni provinciali unificate per i docenti precari inseriti nelle graduatorie d’istituto, in un giorno e in una sede unitaria, evitando in tal modo arbitrarietà e difformità nelle modalità di convocazione da parte delle singole scuole. Si chiede inoltre che possano essere garantite ai docenti una scelta ben ponderata della sede e agli studenti una maggiore continuità didattica, al fine di salvaguardare il miglioramento delle condizioni lavorative e insieme la qualità dell’insegnamento.

Al contempo saranno denunciate le svariate criticità e incongruenze emerse nel recente concorso docenti, dall’altissimo e ingiustificato numero di bocciati alla mancata trasparenza su questioni cruciali come il numero effettivo dei posti disponibili, i metodi di valutazione delle commissioni, la tempistica e le modalità di assunzione. Senza dimenticare che ancora mancano in Emilia-Romagna notizie in merito agli esiti di molte prove scritte, a ormai quattro mesi dallo svolgimento delle stesse.