Scendono in piazza oggi i lavoratori del pubblico impiego nella manifestazione nazionale indetta da Usb. I dipendenti pubblici e delle aziende che lavorano con la pubblica amministrazione denunciano le condizioni imposte dalla riforma della P.A. e, più in generale, un attacco ai diritti e ai salari.

Riforma pubblica amministrazione: lavoratori in piazza per dire NO

Nessuno aveva mai osato tanto, nemmeno Berlusconi, per intenderci. Evidentemente in questo clima politico, nel quale la cosiddetta sinistra fa politiche di destra, tutto è possibile.” E’ severo e secco allo stesso tempo il commento di Massimo Betti di USB, sulla riforma della Pubblica Amministrazione presentata dal governo Renzi, e più in generale, riguardo a tutta la linea dell’esecutivo dell’ex-sindaco di Firenze in materia di lavoro. Quanto affermato da Betti costituisce l’ideale piattaforma dello sciopero indetto oggi sul tutto il territorio nazionale dall’Unione Sindacale di Base, in preparazione della grande manifestazione nazionale che si terrà a Roma il prossimo 28 giugno.

“E’ uno sciopero in difesa del lavoro pubblico e dei servizi pubblici -spiega il sindacalista- contro le politiche del Governo che comprimono i diritti e attaccano i salari.”

“Il provvedimento presentato dall’esecutivo continua a mantenere il blocco dei salari (sarebbe il terzo) e introduce la mobilità obbligatoria. I lavoratori saranno spostati nel raggio di 50 km e probabilmente demansionati. Tutto questo sempre che si trovino posti di lavoro perchè, diversamente, dopo due anni potranno essere licenziati.” afferma Massimo Betti. Quella di oggi è una mobilitazione nazionale con caratteristiche territoriali. A Bologna, la “protesta coincide con quella contro la privatizzazione dei serviz, come, ad esempio, la creazione dell’Istituzione Scuola.”

Oltre alla manifestazione del 28, Usb rilancia con una serie di mobilitazioni che potrebbero portare ad uno sciopero generale confederale, senza risparmiare una frecciata a Cgil, Cisl e Uil. “Sembrano pugili suonati -dice- prendono schiaffi dal Governo senza sapere come mobilitarsi.”