Nel corso della seduta di oggi alla Camera, nella quale veniva discusso il dl Sblocca Italia, gli attivisti di Greenpeace hanno messo in atto una protesta tentando di srotolare uno striscione con scritto “No trivelle, Sì rinnovabili”. “Una politica energetica fossile, che guarda al passato”, commenta Giorgia Monti dell’associazione ambientalista.

No alle Trivelle: la protesta di GreenPeace alla Camera

No trivelle, Sì rinnovabili“. Arriva con un messaggio chiaro l’opposizione di Greenpeace al decreto Sblocca Italia, approvato quest’oggi dalla Camera dei Deputati con 278 voti favorevoli, 161 contrari e sette astenuti. Il provvedimento (che passerà immediatamente all’esame del Senato, essendo in scadenza per il prossimo 11 novembre) è stato al centro della seduta di questa mattina a Montecitorio, durante la quale gli attivisti di Greenpeace hanno inscenato la loro protesta. Dalle tribune del pubblico gli ambientalisti hanno tentato di srotolare lo striscione giallo recante la scritta “No trivelle, Sì rinnovabili”, e sono stati bloccati dai commessi dell’Aula.

“Con la nostra azione abbiamo voluto portare laddove si prendono le decisioni la voce di quelle migliaia di cittadini che si oppongono con forza al tipo di politica energetica che ci vuole imporre questo governo – dice ai nostri microfoni Giorgia Monti, responsabile della Campagna Mare di Greenpeace – Renzi dice di voler guardare al futuro e all’innovazione, e invece propone una politica energetica fossile, che guarda al passato e attacca l’unico futuro possibile, quello delle rinnovabili e dell’efficienza energetica“.

A preoccupare gli ambientalisti è in particolare l’articolo 38 dello Sblocca Italia che, attacca Monti, “spiana la strada ai petrolieri e mette a rischio il nostro territorio e le nostre coste”. Nel dettaglio, continua Monti, “si indeboliscono le valutazioni di impatto ambientale di questi progetti, che già ora sono lacunose e deboli, si riducono i poteri dei territoori di avere decisioni a riguardo, ma soprattutto si aprono zone del nostro mare alle trivelle e agli interessi dei petrolieri, mettendo a rischio quelle che sono le vere risorse del nostro paese, le economie che dipendono dal mare come la pesca e il turismo”.

L’articolo 38 è stato già ribattezzato “Sblocca trivelle“, ed è unanime l’allarme che proviene dalle associazioni ambientaliste che temono una fioritura di progetti di ricerca petrolifera in grado di mettere a rischio l’ecosistema marino, oltre a danneggiare in modo grave economie locali fondamentali, come la pesca e il turismo. Una politica che, secondo Greenpeace, non porterà ad alcun vantaggio energetico per l’Italia. “Lo dicono i dati dello stesso Ministero dello Sviluppo: anche se estraessimo tutto il petrolio nei nostri mari non avremmo un’autonomia energetica, se non per un paio di mesi – spiega Giorgia Monti, che poi si domanda – Quindi quale futuro ci possono dare investimenti di questo tipo, se non mettere a rischio economie già molto fragili e non invece investire sulla direzione chiara a livello internazionale, quella delle rinnovabili?”.