Non più tagli lineari, ma una riorganizzazione complessiva del sistema, eliminando gli sprechi e sostenendo invece le eccellenze. La Cgil è preoccupata per i nuovi tagli alla Sanità, che potrebbero portare a 600 unità lavorative in meno.

La Cgil di Bologna denuncia i tagli alla sanità, che impongono condizioni di lavoro sempre più pesanti all’interno delle strutture ospedaliere. Dopo la spending review e altre misure imposte dal governo centrale, infatti, ora anche la Regione ha deliberato una riduzione delle risorse destinate al sistema sanitario.

260 milioni sono i tagli che pesano sulla sanità, di cui 60 ricadono su Bologna e provincia. Il calcolo complessivo del contenimento del personale elaborato dal sindacato è di 600 unità in meno.
L’anomalia denunciata riguarda i tagli poco lineari, perché ricadono tutti sulla fascia lavorativa più ‘bassa’, non colpendo in alcun modo gli stipendi dei dirigenti, per non parlare delle elevate consulenze annuali, all’incirca 2 milioni all’anno, richieste dagli ospedali a strutture esterne pari ad un costo di 30milioni di euro.

Una proposta concreta, secondo il sindacato, potrebbe riguardare il riassetto organizzativo in modo da eliminare eccessive spese, integrando le consulenze all’interno del proprio organico, puntando sulla formazione interna del proprio personale, così da renderlo qualificato al punto tale da poter rispondere ad ogni tipo di consulenza.
Dal 2009 al 2012 si sono tolti 231 posti di lavoro di cui 70 sono infermieri, fino ad arrivare a 600 posti di lavoro nel 2013. Tutto ciò a discapito di chi lavora nel settore sanitario perché si vede spesso raddoppiare le giornate lavorative rendendo inaccettabili le condizioni di lavoro, a discapito di tutti i cittadini che ricevono un servizio di qualità minore per ovvi motivi.

Danilo Gruppi, segretario della Camera del Lavoro di Bologna, ha sottolineato come la Regione debba riassumere un ruolo di guida nel campo sanitario. Nel settore c’è preoccupazione proprio perché il messaggio ricevuto dai lavoratori appare incoraggiante solo perché si teme di voler sottovalutare la questione.
I sindacati chiedono di poter aprire un confronto per valutare quali sono le eccellenze che l’Emilia Romagna deve proteggere e come invece ripartire gli oneri e la riorganizzazione delle spese.

Elisa Iacobucci