A San Felice sul Panaro, uno dei Comuni del cratere del sisma, un imprenditore si vede pignorata casa, terreni e capannoni a causa di una finestra di due mesi lasciata dallo Stato nel decreto di sospensione dei mutui. I beni finiti all’asta e comprati da una finanziaria della stessa banca. Protestano i terremotati.

Non bastava la sciagura del terremoto e i danni alle attività produttive. Ora un imprenditore di San Felice sul Panaro, uno dei Comuni del cratere del sisma del 2012, si è visto pignorare tutti i beni, casa compresa, a causa dell’impossibilità di pagare il mutuo, sebbene i decreti del governo avessero sospeso le rate.
“Tutto nasce per colpa di una finestra lasciata scoperta dallo Stato – spiega ai nostri microfoni Antonella Cardone, direttrice della testata online “Sulpanaro.net” – Tra il primo e il secondo provvedimento di sospensione dei mutui sono trascorsi circa due mesi. I parlamentari, interpellati sul tema, hanno riferito che in quel periodo erano impegnati a litigare con la Ragioneria della Stato”.

Ma non è finita qui. Il pignoramento dei beni è avvenuto su immobili e terreni di un valore 50 volte superiore al debito e la casa pignorata dell’imprenditore, che oggi dorme in auto e che era impossibilitato a pagare a causa dello stop forzato dell’attività produttiva, è stata comprata da una finanziaria di proprietà della stessa banca che ha effettuato il pignoramento.
Il comitato Sisma.12, oltre a denunciare l’accaduto, lancia l’allarme anche per altre situazioni analoghe che potrebbero verificarsi a breve e denuncia il rischio che, in presenza di immobili pignorati, possa farsi avanti la criminalità organizzata, che dispone di grande liquidità.