Il 24 marzo termina il ciclo di aperture extra della biblioteca Sala Borsa: i dipendenti fanno un primo bilancio e si interrogano sull’essenzialità dell’iniziativa, tra precettazioni e carenza di finanziamenti.

Ordini di servizio a raffica. Questa la risposta dell’Istituzione Biblioteche alla protesta dei dipendenti sulle aperture domenicali della biblioteca Sala Borsa. Al termine del progetto sperimentale, interamente finanziato da Hera, c’è chi si chiede se l’iniziativa abbia avuto una vera ragione culturale su richiesta dei cittadini o sia stata una vetrina per i soliti politici di turno.

“A monte, non c’è stata né una proposta culturale specifica e articolata né un progetto di fattibilità economica, o comunque non è stato comunicato ai dipendenti – commenta Franco Nasi, coordinatore Rsu Bologna per i lavoratori comunali – Tra l’altro, non esiste solo Sala Borsa, dobbiamo pensare anche alle altre biblioteche che oggi, per mancanza di finanziamenti, rischiano di chiudere”.

Il personale, infatti, non sembra aver gradito l’invito dell’Istituzione Biblioteche, che si è trasformato in obbligo sotto minaccia di precettazione. Gli ordini emessi sarebbero stati, finora, una trentina. Ogni domenica sono stati impieganti 14 operatori della cooperativa spuria Working, quattro dipendenti comunali e qualche altro lavoratore proveniente da diverse biblioteche cittadine. “Secondo tutte le file sindacali, occorre un confronto aperto con l’amministrazione, per poter conoscere i vari dati raccolti e aprire un dialogo – continua Nasi – Per quanto importante, non si può fare di Sala Borsa l’unica certezza culturale della città. Oggi tante altre realtà perdono fondi e rischiano il tracollo definitivo”.

La risposta della cittadinanza alle aperture extra sembra essere stata positiva, ma quali sono state le vere iniziative calamita? “Molta gente entra in Sala Borsa per farsi un giro, perché è un posto bello, caldo e ci sono i bagni pubblici, non per partecipare a eventi culturali”, continua Franco Nasi. Intanto il Comune rilancia l’idea, proponendo un nuovo ciclo di aperture extra in autunno. Ancora incerta la partecipazione di Hera, che nel ciclo appena trascorso ha investito ben 65.00 euro.

Giulia Maccaferri